Ci piace immaginare l’asta che deciderà le sorti dell’ex spazio Tim in Galleria Vittorio Emanuele a Milano come un mix tra l’asta del fantacalcio e Monopoli.
La furia omicida della vigilia di Natale per la conquista di Parco della Vittoria fusa con gli occhi iniettati di sangue di quando al Fantacalcio viene estratto Cristiano Ronaldo.
Un’unica piccola differenza: mentre questo settembre siamo riusciti ad accaparrarci il talentuoso numero 7 per 200 milioni finti, qui i milioni saranno veri, anzi verissimi.
Quali sono i principali contendenti? Tod’s, Armani, Prada e Damiani, ossia i brand che hanno già formalizzato un’offerta tecnica, ma non è detto che la lista dei pretendenti possa allungarsi.
L’immobile, 302 metri quadri del braccio che va verso via Silvio Pellico, avrà una base di 670mila euro di canone annuo con rialzi minimi da 50mila euro e con possibilità di formulare ogni nuova offerta ogni 3 minuti.
In realtà la messa all’asta degli immobili commerciali è una pratica abbastanza nuova per Milano, inserita nella delibera dello scorso agosto e inaugurata in occasione del Pirellino. Quella volta Palazzo Marino riuscì a raccogliere ben 175 milioni di euro, il doppio del valore di partenza.
La speranza neanche troppo nascosta è quella di frantumare questa somma stabilendo una nuova cifra record.
La messa all’asta dell’ex spazio Tim quasi sicuramente darà ulteriore slancio alla Galleria che, in termini di contributi alle casse del Comune, è già di per sé una miniera d’oro.
Solo nel 2008 il salotto di Milano fruttava la miseria di otto milioni di euro, ma grazie a un intelligente sistema di bandi e diritti di prelazione per le botteghe storiche, la cifra è aumentata esponenzialmente toccando quota 27 nel 2016, 33 nel 2018 e sono ben 40 i milioni previsti per il 2019. Bruscolini.
Ora, sarebbe bello scoprire se le tecniche che verranno adoperate durante l’asta saranno le stesse che da generazioni sono causa di schiaffoni e minacce di morte nei fantacalcio di mezza Italia.
Chissà se a uno dei brand in lizza non frega un fico secco dell’immobile ed è lì solo per far spennare i concorrenti.
Chissà se qualcuno aspetterà 2 minuti e 58 secondi prima di presentare il rialzo.
Chissà se un brand stringerà un’alleanza con un altro promettendo sconti e trattamenti di fiducia sulla prossima asta.
Probabilmente no, ma è bellissimo immaginarlo.
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