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Il tetto della Galleria Vittorio Emanuele sarà restaurato: ecco il piano lavori dei prossimi mesi

La furia dello spirito di rinnovamento non si ferma mai: potrebbe apparire come uno scontato titolo da rivista di architettura d’inizio secolo (scorso), invece ricalca proprio la realtà di quel che succede quotidianamente a Milàn. Non si fa in tempo a dire CityLife, o elogiare/insultare il nuovissimo albero di Natale firmato Esselunga in Duomo, che […]

La furia dello spirito di rinnovamento non si ferma mai: potrebbe apparire come uno scontato titolo da rivista di architettura d’inizio secolo (scorso), invece ricalca proprio la realtà di quel che succede quotidianamente a Milàn. Non si fa in tempo a dire CityLife, o elogiare/insultare il nuovissimo albero di Natale firmato Esselunga in Duomo, che già si annunciano buone novelle in tema di ammodernamento urbano. Precisamente si assisterà, a breve, a una grandiosa opera di restauro architettonico in pieno centro città .

Chiamato in causa, stavolta, è nientemeno che il tetto della Galleria Vittorio Emanuele II, uno dei simboli incontrastati del capoluogo lombardo. Classe 1865 (posa della prima pietra), la savoiarda copertura in vetro e ferro di stile neorinascimentale, in poche occasioni, dalla sua nascita, ha subito interventi importanti: il primo intorno al 1955 quando il tetto, distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, venne ricostruito con materiali più o meno identici a quelli originali. Il successivo, e unico – che ha riguardato però la ripulitura degli intonaci delle facciate interne – risale invece al 2015, anno di Expo. A ragione, dunque, l’assessore ai Lavori pubblici Marco Granelli definisce questa operazione di ripristino come “la più imponente dal Dopoguerra a oggi”, resa necessaria “per mettere in sicurezza e valorizzare uno dei monumenti simbolo di Milano”.

Il progetto è ambizioso sia in termini di schedulazione dei lavori, sia per il budget provvisoriamente previsto per portarli a termine. Il primo degli step, pianificato e descritto nella delibera d’affidamento che ne detta le linee guida, parla di un restauro veicolato da un’indagine diagnostica e un’analisi di laboratorio da 400mila euro che dovranno definire lo stato di deterioramento della struttura per poi condurre alla formulazione del programma di sostituzione di tutti i vetri storici e delle parti in ferro logorate dal tempo e dai fenomeni atmosferici. A questa prima fase di check up di accertamento della durata di 150 giorni, prevista per marzo 2020, seguirà la seconda, quella della ristrutturazione vera e propria: in questa occasione, in base ai risultati tecnici ricavati dalle indagini, potranno essere definite sia le tempistiche di realizzazione dell’opera – presumibilmente collocabili tra fine 2021 e inizio 2022 – che la quantificazione economica dei lavori. Cifra già stimata, in passato, in quattro milioni di euro.

Ma prima di allora, siamo sicuri, ne sentiremo ancora delle belle.

Articolo scritto da Maria Teresa Falqui

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