In un momento in cui, come non mai, si naviga a vista e le notizie si susseguono senza dare quasi il tempo di riconoscerne la cronologia, scoviamo un veloce scambio di voci che colpisce per la repentinità delle modifiche già messe in atto sul tema. Ma andiamo con ordine.
È di questa mattina un post comparso su tante bacheche di pagine FB appartenenti a titolari di strutture quali bar, locali e ristoranti di Milano e provincia. Ma anche agenzie di organizzazioni eventi, discoteche, teatri, strutture ricreative e librerie. Tutti quei luoghi noti come ritrovi di alte concentrazioni di persone e, proprio per questo motivo, costrette a misure restrittive per effetto dell’ordinanza regionale contro il Coronavirus in vigore da lunedì, che li trasforma da spazi affollati a deserti cosmici. Il post in questione è una lettera, indirizzata al sindaco Beppe Sala affinché si faccia portavoce delle loro istanze con il governo. Perché queste persone proprio con le folle ci lavorano. E ci campano. E in solo 4 giorni di limitazioni forzate delle attività si sono viste precipitare in un abisso economico preoccupante. Tanto da decidere di fare fronte comune:
“Egregio Signor Sindaco, Le chiediamo di rappresentarci in questa emergenza che in pochi giorni ha catapultato l’intero settore del commercio, dei bar, degli spettacoli e degli eventi culturali in un baratro, facendo tremare un sistema economico complesso e delicato. Non contestiamo le decisioni prese dalla Regione, non abbiamo le competenze per farlo, anche se non comprendiamo alcune esenzioni attuate, ma quello che chiediamo in maniera accorata é di considerare insieme all’urgenza sanitaria anche l’emergenza economica e sociale.
Il nostro settore, che ha contribuito a portare Milano a risplendere nel mondo, è messo in ginocchio dal divieto di operare, dalla paura insita nei nostri cittadini e dall’incertezza assoluta in cui siamo obbligati ad operare. La mancanza di liquidità non concede tempo ulteriore alle imprese. Le economie collegate agli eventi e alla somministrazione interessano diversi settori che costituiscono il tessuto cittadino, non hanno una rappresentanza unica ed è per questo che chiediamo a Lei di portare avanti un’istanza urgente con la massima solerzia.
Chiediamo di far presente al governo di attivare immediatamente ammortizzatori sociali e provvedimenti per azzerare gli adempimenti fiscali nell’immediato onde evitare un disastro in termini di fallimenti, posti di lavoro e riduzione del PIL cittadino oltre che regionale.
Le chiediamo di far presente a Regione Lombardia e al Ministro della Salute l’importanza di stabilire regole chiare e ponderate per tutti gli operatori senza discriminazioni in un settore articolato come il nostro.
Ci appelliamo a Lei, sig. Sindaco perché sappiamo quanto tenga alla sua/nostra città e perché crediamo possa rappresentarci tutti come cittadini, imprenditori e lavoratori senza interessi singoli di categoria alcuna.”
Sotto il testo, la lista dei firmatari che conta tantissimi esercizi del settore, tra i più noti ritrovi e locali milanesi, che, come indicato nello stesso messaggio in calce alla lettera, è in continuo ed evidente aggiornamento.
Poche ore dopo, e sempre via social, è attraverso le parole di Pierfrancesco Maran – assessore comunale al territorio – che arriva una notizia positiva se non per tutti i sottoscrittori dell’appello, almeno per molti di loro. Nello specifico si tratta di un chiarimento presente tra le FAQ sull’emergenza legata al coronavirus pubblicata sul sito della Regione Lombardia che riguarda la restrizione che impone la chiusura alle 18:00 ai bar di Milano. Si legge infatti che “l’obiettivo dell’ordinanza che regola le prescrizioni per il contenimento del Coronavirus nelle aree regionali classificate come gialle (ovvero valide su tutto il territorio regionale ad eccezione della zona rossa) è quello di limitare le situazioni di affollamento di piu’ persone in un unico luogo. L’amministrazione sulla base delle valutazioni di ogni specifica situazione può dettagliare ulteriormente l’ordinanza in coerenza con l’obiettivo della stessa”. In parole povere ed andando più a fondo s’intende che per i bar dove ci sono posti a sedere contingentati e che effettuano servizio al tavolo e non al bancone, il coprifuoco delle 18 è fortunatamente eluso.
“Non si può che essere felici per la decisione di Regione Lombardia di allentare le restrizioni ai bar – commenta Pier Maran, – questo era indubbiamente uno dei punti più duri dei divieti in essere, tanto è vero che eravamo unica Regione ad applicarlo, e ci fa fare qualche passo avanti verso il progressivo ritorno alla normalità che auspichiamo avvenga quanto prima, nel rispetto di tutte le necessarie attenzioni sanitarie”.
Se quindi l’aperitivo in queste giornate un po’ surreali di una Milano spopolata e palpabilmente spaurita può dirsi salvo (almeno quello consumato al tavolo), rimangono comunque le problematiche legate agli altri settori colpiti dall’ordinanza regionale per alcuni dei quali l’apertura è addirittura preclusa. L’augurio è che in queste ore, e mentre scriviamo, l’appello al sindaco Sala abbia provocato qualche reazione, perché se è vero che la paura che respiriamo è irrazionale, l’altra faccia della medaglia non è migliore: l’apprensione, cosciente e indotta, per un danno economico che i lavoratori già percepiscono forte e per i quali non possono che chiedere un concreto sostegno.
E, insieme a loro, tutti noi spettatori e protagonisti di questo inconsueto momento storico, ricerchiamo in fondo un quanto mai celere ritorno alla normalità, quella in cui, per usare le loro stesse parole, Milano risplende nel mondo.
Articolo scritto da Maria Teresa Falqui
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