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Camicia a quadri, jeans, stivali di gomma e sguardo perso verso un nuovo orizzonte. Appare così Carlo Cracco sulle pagine di Cook, il mensile del Corriere, sexy e risoluto come sempre ma pure un po’ più selvaggio. Cosa bolle nella pentola dello chef più Imbruttito d’Italia? Semplicemente ha riscoperto la vita agreste, quella più genuina. Un ragazzo di campagna 2.0, praticamente. La posa da figo in realtà vuole raccontare la svolta green di Cracco, che insieme alla moglie Rosa Fanti ha deciso di acquistare un’azienda agricola a Santarcangelo in Romagna, terra d’origine proprio della consorte.

L’azienda agricola di Carlo Cracco produce più che altro frutta, come ciliegie, pesche, susine e cachi, ma non mancano ulivi e vigne. Una parte dei prodotti vengono trasformati in succhi di frutta, marmellate e confetture, l’altra finisce diretta sulla tavola del Ristorante Cracco, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. Nel nuovo menù proposto dallo chef dopo il lockdown, infatti, troviamo tipo le ciliegie di Santarcangelo affogate e Grand Marnier. Tanta roba, con buona pace del portafoglio.

In questo nuovo paradiso di campagna il piano terra è adibito a caffetteria e pasticceria, al primo piano c’è il ristorante stellato e al secondo una zona per eventi. “Quando lo abbiamo preso – ha raccontato l’ex giudice di Masterchef – ci dicevano che eravamo pazzi. Appena ci mettevi piede restavi atterrito, faceva paura: cadeva tutto a pezzi. Ma noi siamo stati in grado di andare oltre, immaginare, sognare la casa che avrebbe contenuto i nostri sogni. È molto poco cheffocentrico. Chi viene non è costretto a sedersi nel mio mondo, ma in quello che vuole sia il suo, di mondo”.

Inevitabili i riferimenti alla crisi che ha colpito il settore della ristorazione causata dal Coronavirus. “Per ora abbiamo fatto la cassa integrazione a rotazione, selezionando tra coloro che preferivano rimanere a casa per ragioni familiari o per problemi di salute”. La nota positiva riguarda l’e-commerce, che “è letteralmente esploso. E noi che lo trattavamo, per forza di cose, un po’ come il figlio minore, abbiamo dovuto concentrarci improvvisamente su di lui. Oramai è diventato già un’altra parte (importantissima) del nostro sistema”.

Insomma, il Carlo Cracco che sta nascendo è un misto tra lo chef stellato e brontolone che già conoscevamo e il contadino sognatore. “Io la campagna l’ho sempre amata. Mio nonno materno era un contadino. Io compro spesso ingredienti dei quali non so che percorso hanno fatto. Producendoli direttamente posso invece determinare la qualità. Un privilegio, per un cuoco”. Ha spiegato. E quindi grande attenzione per il mondo green: “Sperimentare sistemi di coltivazione biologica… Ed essere più sostenibili e responsabili. La nostra carta, ad esempio, ora la produciamo con le bucce delle arance. Il fatto che ci arrivino da adesso in poi frutta e verdura dall’azienda mi ha consentito anche di ripensare completamente il menù che mostra infatti la nostra pelle rinnovata”. E infatti nel menù troviamo creazioni come tartare di carote al sale e aneto, nespole al pepe bianco, ricotta di mandorle affumicata e basilico, vignarola dal nostro orto, capperi e bruscandoli. Te capì? Andiamo a rompere il salvadanaio, va…

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