Vi siete mai chiesti cosa sareste disposti a fare pur di conservare il vostro posto di lavoro?
Una domanda per altro divenuta tristemente attuale in questi tempi di grande incertezza lavorativa.
Fino a che punto vi spingereste se la vostra azienda vi dicesse che, tra voi e il vostro compagno di desk, ne sopravvivrà uno solo?
Per carità, il lavoro è sacro e siamo abbastanza sicuri che, messi alle strette, saremmo pronti a tutto o quasi, ma probabilemnte nessuno di noi ha mai pensato di spingersi in là quanto questa assicuratrice di Bra.
Siamo nell’ottobre del 2017. Un’agenzia assicurativa ha appena annunciato tagli al personale dovuti alla presenza di figure professionali doppie e quindi superflue. Tra le possibili persone a rischio c’è proprio lei, l’assicuratrice ormai destinata a entrare nella storia.
Sì, perché mentre noi comuni mortali ci saremmo limitati a iniziative banali e scontate come lavorare di più e meglio, la nostra antieroina ha deciso di sbarazzarsi della concorrenza con una strategia a dir poco inusuale: copiose quantità di ansiolitici nel cappuccino della collega. Chapeau, dal reparto di psichiatria è tutto.
La donna, condannata a quattro anni di carcere in primo grado, era infatti l’incaricata all’acquisto dei caffè e cappuccini per tutto l’ufficio. Da lì, l’idea a dir poco malsana di allungare il caffè della collega con ingenti quantità di benzodiazepine nella speranza che le prestazioni lavorative di quest’ultima venissero seriamente danneggiate.
Un avvelenamento da ansiolitici che è durato, a fasi alterne, fino al giugno 2018 e ha causato alla vittima una serie di disturbi, tra cui perenne sonnolenza, riflessi rallentati e una serie di altri malesseri che, secondo gli esperti, possono essere spiegati solo con l’assunzione in dosi massicce di medicinali.
La donna, spesso costretta a casa dai continui malesseri, aveva però iniziato a notare come i giorni lontani dall’ufficio fossero quelli in cui riusciva a sentirsi meglio. Da lì sono partite le indagini dei carabinieri che grazie ad appostamenti davanti al bar e al prelievo di un campione di uno dei cappuccini bevuti dalla vittima, hanno portato alla condanna della collega.
La condanna poteva però essere molto più severa: stando alle motivazioni della sentenza depositate dal giudice Giorgio Morando, si sarebbe potuto considerare anche il reato di tentato omicidio, un’ipotesi al momento non sostenuta dall’accusa.
Una sera, infatti, la vittima ha avuto un brutto incidente in auto ed è finita contro un albero. Il sospetto è che gli ansiolitici possano aver influenzato la sua lucidità alla guida.
Cari Imbruttiti, sapete come il fatturare sia da sempre un nostro imprescindibile cavallo di battaglia, ma tra la disoccupazione e la galera siamo abbastanza sicuri di propendere per la prima.
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