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In un mondo normale, il fatto di non essere discriminate in quanto mamme o future mamme dovrebbe essere una certezza. Un’ovvietà. Non solo: le portatrici sane di pargoli, coloro che popoleranno questo strano pianeta, dovrebbero essere tutelate, coccolate, protette. E invece sulla Terra, precisamente in Italia, anno 2020, così non è. Cioè, non molto spesso, dai. Questo si evince dal fatto che ci sono notizie che ci appaiono belle, rincuoranti, quando in realtà notizie non dovrebbero proprio esserlo: sto parlando di quella che riguarda Gaia Missaglia, allenatrice del Milan under 10 femminile che ha appena annunciato alla squadra di essere incinta e di aspettare una bambina.

E bè, direte voi. Quindi? Auguri, congratulazioni, felicitazioni e tante care cose. A fare notizia, in realtà, è che il Milan l’ha confermata, tutelando il suo contratto che era in fase di rinnovo. La 31enne lavora da sette anni all’interno del club rossonero e, come ha rivelato al Corriere, la reazione della società alla lieta novella è stata a dir poco esemplare. “Avevo il sorriso, nel dire che sono incinta – ha raccontato Gaia – E una loro reazione positiva non era per niente scontata. Io smetterò a ridosso del parto, a marzo, e rientrerò in campo a fine agosto. Farò prima possibile, è il mio modo di ringraziare chi mi sta dando fiducia”.

Insomma, una bella cosa. Un segnale che forse qualcosa sta cambiando nel superamento del gap di genere. Ma la strada è ancora lunga e se da un lato una fortezza come il Milan può dimostrare un atteggiamento evoluto, ci sono infinite realtà nelle quali essere madri e lavoratrici è ancora estremamente complicato. E penalizzante. E so di cosa parlo, visto che c’è un nanetto di pochi giorni che sta (finalmente!) dormendo qui di fianco a me. Ma posso parlare a nome di tante, troppe. Amiche che mi raccontano colloqui di lavoro nei quali la seconda domanda è: “Ha intenzione di avere figli?”, con la stessa aria minacciosa che avrebbero usato chiedendo “Ha intenzione di organizzare orge in ufficio?”.

Quindi ecco, vorremmo sentire molte più storie come quelle di Gaia. Sentirne così tante che alla fine ci stuferemo perché la notizia che una futura mamma non ha perso il lavoro per essere rimasta incinta… non sarà più una notizia.

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