Cari Imbruttiti, diciamocelo chiaramente: da uno a dieci, quanto ci siamo fracassati gli zebedei di passare le nostre giornate su Zoom?
Bello lavorare in remoto eh, per carità, ma se un meeting inizia prima di colazione e finisce dopo cena, c’è qualcosa che non va.
Non è un caso che dall’inizio del primo lockdown, il web si sia progressivamente intasato di figure di merda epocali: microfoni lasciati accesi, vaffa al rettore di facoltà e, soprattutto, webcam che si credevano spente, immancabilmente accese per il divertimento – o l’imbarazzo – di tutti gli altri partecipanti alla chiamata.
È proprio questa la storia di immenso imbarazzo che ci apprestiamo a raccontare quest’oggi.
Una storia dal protagonista illustre, per altro: Jeffrey Toobin, avvocato, blogger e autore per la CNN e il New Yorker. Non il primo giargiana di passaggio, tanto per intenderci.
“Ho fatto un errore stupido e imbarazzante, credevo la camera fosse spenta. Chiedo scusa a mia moglie, la mia famiglia, i miei amici e colleghi”, con queste parole Toobin ha commentato la sospensione di una settimana ricevuta dal New Yorker in seguito al suo comportamento inopportuno.
Cos’ha fatto? Eh… come dire… si è masturbato durate una chiamata su Zoom davanti ai suoi colleghi.
Stando a quanto riportato da due fonti anonime a Vice, alla call dello scandalo partecipavano tutte le firme più illustri del famoso giornale e il fine era quello di condurre una simulazione dell’attesissima tornata elettorale in programma negli States per il prossimo novembre.
L’impressione dei testimoni è che Toobin stesse partecipando simultaneamente a due chiamate, e fosse probabilmente convinto che la chiamata più istituzionale delle due avesse la videocamera disattivata.
Purtroppo però non era così, e la pratica si è protratta nell’imbarazzo più generale
Caro Jeaffrey, non sta a me ovviamente giudicare quale ragionamento ti abbia portato a credere che masturbarsi durante una telefonata di lavoro, anche a camera spenta, possa essere una buona idea. Io, a differenza tua, non mi sono laureato ad Harvard e probabilmente non posso capire.
Ho un suggerimento, però: la prossima volta che senti una necessità di qualsiasi tipo, ricorri allo stratagemma preferito di qualsiasi lavoratore in remoto. Digita nella chat del lavoro il seguente messaggio:
“Scusate. Sto avendo seri problemi di connessione. Mi collego non appena risolvo”.
Figa, le basi.
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