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Un solo tavolo a pranzo e cene delivery sottovuoto: il ristorante Doma Num di Carate Brianza insegna cos’è la resilienza

Com’è che si dice? Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. Se il Coronavirus cerca di abbattere l’economia e far chiudere i ristoranti, c’è chi prova a resistere grazie a un po’ d’ingegno. È il caso del ristorante Doma Num di Carate Brianza e del suo chef e ristoratore 36enne Luca […]

Com’è che si dice? Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. Se il Coronavirus cerca di abbattere l’economia e far chiudere i ristoranti, c’è chi prova a resistere grazie a un po’ d’ingegno. È il caso del ristorante Doma Num di Carate Brianza e del suo chef e ristoratore 36enne Luca Alfonso.

Come tante altre attività, ha raccontato Luca a MonzaToday, anche il Doma Num ha subìto una bella botta dalla pandemia. Un tunnel del quale, ahinoi, ancora non si vede la fine. Questo localino a Carate Brianza è sempre stato piccolo, intimo: solo 25 posti, per stare belli tranquilli senza rotture di balle. E adesso, causa Covid, i posti si sono ridotti drasticamente a un tavolo. Del resto (giusto per continuare con le banalità) meglio pochi ma buoni.

“Ho riaperto a giugno – ha spiegato Luca – Non avendo lo spazio per ampliarmi esternamente e non avendo grandi spazi all’interno, invece di sacrificare i tavoli ho deciso di aprire solo per un tavolo da due a dieci posti“. Praticamente un privé: si può prenotare una bella cenetta di coppia, distanziamento (anzi isolamento) assicurato e si sta belli tranquilli. Oppure si radunano massimo dieci congiunti (ora quattro!) e si fa una bella tavolata. Mica male.

“Quando prenotano creo un menù degustazione su misura con dieci portate, chiedendo eventuali intolleranze, allergie e gusti personali – ha continuato lo chef – Quando i clienti arrivano la sala è completamente a loro disposizione: io spiego anche i piatti e i vini”. Una grande idea, che però al momento dovrà subire un inevitabile stop a causa delle nuove disposizioni.

Il buon Alfonso, allora, se n’è inventato un’altra, il delivery sottovuoto. “Piatti di alta qualità che il cliente può rigenerare a casa in venti minuti. Menù di aperitivi, pranzo e cena che il cliente sceglie e poi rigenera direttamente in cucina. Avevo già preparato i menù per il pranzo di Natale e il cenone di Capodanno”. Not bad. Infine, lo chef ha avviato una collaborazione con Luca Bellini dell’Osteria il Bardo, sempre a Carate Brianza: insieme hanno creato quattro menù di piatti tipici della tradizione lombarda da rigenerare a casa, in abbinamento alle birre artigianali. Insomma, non si molla un cazzo qui.

Alla fine Luca ha lanciato una frecciatina ai capi della baracca: “Questo secondo lockdown ci ha messo in ginocchio. Ho stravolto il modo di lavorare, mi sono reinventato, ma chi ci governa non ha trovato soluzioni per permetterci di continuare a lavorare, e quindi a vivere. La salute viene prima di tutto ma in questi mesi bisognava lavorare per trovare soluzioni che salvaguardassero la salute, ma anche l’economia”. Insomma, va bene la resilienza ma lo scazzo alla fine ci sta tutto.

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