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Chi l’avrebbe mai detto: 7 italiani su 10 rimpiangono la routine

Prima eravamo tutti alla ricerca di iniezioni di spritz e adrenalina. Ripudiavamo come la peste il nostro quotidiano e tutte quelle azioni noiose e ripetitive che lo componevano e che, spesso, ci facevano venir voglia di scappare all’estero e aprire il famoso baretto sulla spiaggia. C’è voluta una pandemia per farcelo ammettere: sette italiani su […]

Prima eravamo tutti alla ricerca di iniezioni di spritz e adrenalina. Ripudiavamo come la peste il nostro quotidiano e tutte quelle azioni noiose e ripetitive che lo componevano e che, spesso, ci facevano venir voglia di scappare all’estero e aprire il famoso baretto sulla spiaggia. C’è voluta una pandemia per farcelo ammettere: sette italiani su dieci rimpiangono la routine e chiedono a gran voce, senza alcun imbarazzo, di avere indietro la loro vita precedente.

Sebbene non ci sia alcun tipo di sorpresa, analizziamo qualche dato. Nel 2013, il 35% degli italiani avrebbe voluto il telecomando di Cambia la tua vita con un click. Ora invece, secondo il sondaggio condotto dalla società di ricerche Doxa per Unhcr (Agenzia Onu per i Rifugiati) che ha lanciato la campagna Fantastica Routine, il quadro della situazione è cambiato.

La voglia di compiere scelte avventate ha tirato il freno a mano. Questo perché il 49% degli intervistati è preoccupato per il futuro incerto; il 40% è in fiduciosa attesa di tempi migliori e l’11% si ritiene fortunato, potendo contare, nel proprio piccolo, su certezze e stabilità.

Tra le vecchie abitudini che ci mancano come l’aria abbiamo il trovarsi con amici e familiari, viaggiare e abbracciarsi. Quasi 9 italiani su 10, poi, sono convinti che nel post-Covid la routine cambierà totalmente. In che modo però, non ci è dato ancora saperlo.

Fortunatamente, i mesi di restrizione sono stati mitigati da alcune attività come navigare in internet e guardare film e serie tv. C’è chi (25 % degli italiani) ha ammesso di aver scoperto nuovi aspetti della propria personalità come la capacità di adattarsi alle situazioni e di provare empatia e solidarietà nei confronti delle categorie più fragili. Skills che prima, diciamocelo, anche se facevano parte del quotidiano non erano mai state prese in gran considerazione, ma che con i tempi che corrono si possono inserire pure nel cv.

Continuiamo con i dati. Il 53% dei connazionali ha affermato lapidario che dopo questa traumatica esperienza apprezzerà di più le piccole cose senza dare più nulla per scontato. Il 21% cercherà di ridurre al massimo gli sprechi, mentre il 20% promette di andarci piano con lavoro e impegni quotidiani, dedicando più tempo a se stesso e agli affetti. Il 6%, infine, promette di dedicarsi alle fasce di persone più vulnerabili. 

Sembrerebbe che ne usciremo migliori. Ma sarà davvero così?

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