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hype house

Tra una crisi di governo, una pandemia che non sembra volerne sapere di finire e i mille sbatti che stanno riuscendo nell’ardua impresa di farci rimpiangere il 2020, ci sembrava giusto riportarvi una notizia che sicuramente vi consentirà di guardare al futuro con rinato ottimismo. 

Quale?

Da novembre sei influencer italiani tra i 17 e i 20 anni si sono trasferiti nella stessa casa col fine di creare ancora più contenuti e moltiplicare esponenzialmente la propria fan base. 

E poi c'è chi si lamenta che non ci sono mai buone notizie...

Qualora ve lo stiate chiedendo, non saltate a conclusioni affrettate: non ci siamo inventati nulla. 

Il concept arriva dall’America. Lì vengono però chiamate hype house, proprio per sottolineare come alla base ci sia la volontà degli influencer di aiutarsi gli uni con gli altri per mantenere alto il livello di interesse (l’hype, appunto) e mettere a disposizione degli altri coinquilini i propri follower. 

La villa, aperta in collaborazione con l’agenzia One Shot e provvista di ogni comfort, si trova vicino a Malpensa ed è stata ribattezzata dai suoi stessi inquilini con il nome di Chill House

I suoi ospiti sono popolarissimi tra i più giovani e attualmente possono contare su un pubblico quasi sconfinato: 13,5 milioni di persone su Instagram e 25 milioni su TikTok. 

Da grandi poteri però, derivano grandi responsabilità e i ragazzi si sono detti assolutamente consapevoli dei rischi che si corrono con un pubblico così giovane, specie quando ci sono di mezzo i social network e la loro naturale spinta all'emulazione. Proprio per questo motivo, i giovani influencer sembrano voler farsi promotori anche di una serie di iniziative educative

Nella casa, dicono i ragazzi, non è solo un eterno cazzeggio alla ricerca dell’ennesimo contenuto virale. Anzi, si migliora l’inglese, la dizione e si impara a suonare uno strumento musicale. C’è addirittura chi registra canzoni o dipinge perché sogna di diventare un artista una volta appeso il cellulare al chiodo.

“Qui non facciamo intrattenimento, postiamo la nostra vita ma c’è anche spazio per contenuti che possono essere anche educativi”, ha detto Valerio Mazzei, giovane influencer 20enne di Roma, riferendosi alle stories pubblicate in occasione della Giornata della Memoria e per la Giornata contro la violenza sulle donne. 

Nonostante le buone intenzioni, però, i ragazzi sembrano voler ribadire l’importantissimo ruolo della famiglia nel prevenire che i propri figli entrino in contatto con contenuti sbagliati: “Ci segue un pubblico che va dai 12 ai 24 anni – spiega sempre Valerio - , le nostre attenzioni, ma anche quelle di chi gestisce TikTok non bastano. Troppi video diventano virali. Per questo è importante che le famiglie facciano sempre da filtro”. 

E a chi li accusa di essere solo un branco di ragazzini viziati perdigiorno, la risposta è molto semplice: “Le nostre giornate? Minimo 12 video al giorno. Può sembrare facile, ma è molto stressante. Più basi la tua vita sui numeri e più sbagli”.

Capito Imbruttiti? E’ una faticaccia, ma qualcuno dovrà pur farlo. 

 

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