No, ma veramente!!?
Ormai sapete bene che nella redazione Imbruttita siamo sempre alla ricerca di curiosità e storie leggendarie sulla città di Milano. È veramente incredibile come in tutti questi anni ci sia sfuggito di raccontarvi che la Coppa del Mondo di calcio è nata dentro la Circonvalla.
Per chi come noi viveva nell'ignoranza è necessario sapere che il trofeo alzato al cielo ogni quattro anni dalla squadra nazionale che vince i Mondiali è stato concepito in un laboratorio di Via Volta, non distante dall'Accademia di Brera.
Il papà della Coppa è Silvio Gazzaniga, artista F205 purosangue, che nel 2003 ha ricevuto dalle mani dell'allora major Gabriele Albertini l'Ambrogino d'oro, per essersi distinto come uno dei rappresentanti più prolifici dell'arte contemporanea della nostra città. Dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 2016 alla veneranda età di novantacinque anni, la città ha voluto rendergli ulteriormente onore iscrivendo il suo nome nel Famedio, lo spazio all'interno del cimitero Monumentale dedicato ai cittadini illustri che hanno fatto grande la città meneghina.
Questa magica storia parte dopo la terza vittoria della Coppa Rimet nel 1970 da parte del Brasile ai Mondiali del Messico. Visti i regolamenti dell'epoca, Pelè e compagni portarono definitivamente il trofeo a Rio. La FIFA - ossia la federazione internazionale del pallone - aveva quindi la necessità di creare una nuova coppa e ha dunque bandito un concorso internazionale.
Il sciur Gazzaniga non se lo fa ripetere due volte. Si barrica nel suo studiolo a testa bassa per una settimana e prepara il bozzetto. Intuisce brillantemente che la particolare plasticità scultorea renderebbe di difficile apprezzamento un semplice disegno e allora realizza un modello in plastilina, in seguito formato con un calco in gesso.
La scelta lo premia. Infatti la possibilità di toccare e impugnare l'opera convincono i responsabili della FIFA della sua bellezza scultorea, simbolica e anche della sua fotogenia televisiva. La Coppa prescelta è quindi quella realizzata da Gazzaniga, pronta per essere sollevata tra gli altri da Dino Zoff nel 1982 e Fabio Cannavaro nel 2006, capitani della nazionale azzurra campione del Mondo.
Qualche curiosità sbirciata da Wikipedia: la coppa è in oro massiccio a 18 carati e, anche se vuota al suo interno, pesa 6 chili e 175 grammi, è alta 36,8 centimetri e il diametro della base è di 13 centimetri. Il basamento è realizzato da due fasce di malachite verde, mentre intorno e al di sotto del basamento in appositi riquadri predisposti sono incisi, ciascuno nella lingua ufficiale della relativa nazione, i nomi delle nazionali che dal 1974 si sono aggiudicate il trofeo vincendo il Mondiale. Al contrario della Coppa Rimet, questa coppa non sarà mai assegnata alla squadra che la vincerà per tre volte, ma continuerà a essere rimessa in palio fino al momento in cui tutti i possibili spazi per le incisioni delle nazioni vincitrici verranno riempiti, quindi almeno fino ai mondiali del 2038.
Per evitare che qualcuno la zanzi o la rovini, a partire dal 2006 la FIFA dopo la premiazione della finale si riprende la Coppa e consegna alla federazione vincitrice del torneo una copia dell'originale.
Vi abbiamo raccontato questa magnifica storia milanese proprio ora, anche perchè in questo mese di gennaio 2022 ricorre il cinquantenario dalla pubblicazione del bollettino ufficiale della FIFA che presentava la Coppa del Mondo made in Milan.
Come ha riportato il Corriere qualche tempo fa, i discendenti di Silvio Gazzaniga ne conservano con orgoglio la memoria in un piccolo museo casalingo dove sono tra l'altro esposti i modellini della Coppa del Mondo.
Sbirciando sul sito official dedicato alla vita dell'artista scopriamo che semper lu, il Gazzaniga, ha progettato e seguito la realizzazione della Coppa UEFA, la Supercoppa Europea, la Coppa UEFA Under 21, Under 23 e tanti altri trofei di varie discipline sportive, oltre che la coppa per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Quello che però rende immortale l'opera dell'artista è la Coppa del Mondo e nulla è più bello di congedarci con alcune sue frasi per descriverla:
“Per creare un simbolo universale della sportività e dell’armonia del mondo sportivo, mi sono ispirato a due immagini fondamentali: quelle dell’atleta che esulta e del mondo. Volevo ottenere una rappresentazione plastica dello sforzo che potesse esprimere simultaneamente l’armonia, la sobrietà e la pace. La figura doveva essere lineare e dinamica per attirare l’attenzione sul protagonista, cioè sul calciatore, un uomo trasformato in gigante dalla vittoria, senza tuttavia avere niente di super-umano. Questo eroe sportivo avrebbe riunito in se stesso tutti gli sforzi e i sacrifici richiesti giorno per giorno ai suoi fratelli e avrebbe incarnato il carattere universale dello sport come impegno e liberazione, stringendo il mondo tra le sue braccia.
Ho creato la forma liberamente. Il trofeo rappresenta due giocatori che alzano le braccia verso l’alto nella gioia esultante della vittoria. Racchiude in sé il dinamismo, la forza e la velocità dell’azione, lo sforzo sportivo e l’emozione, l’esaltazione di trovarsi in cima al mondo. L’atleta è il protagonista assoluto dell’opera e sorregge il mondo nella felicità e nell’entusiasmo della vittoria. Chi vince una competizione così dura e prestigiosa assume nel momento della vittoria la dimensione di un gigante e il suo premio, la Coppa, deve esprimere tutto questo.
Con i due atleti che alzano le braccia, ho voluto significare il momento di gioia e di esaltazione della vittoria. La sfera che li sovrasta, modellata a rilievo con l’immagine fedele dei continenti, ricorda il mondo e, al contempo, il pallone, mentre le linee tra le due figure umane quasi speculari, nella loro contrapposizione, esprimono un movimento dinamico tipico dello sport. La materia grezza tra le due facce contrapposte del trofeo esprime il vigore, l’energia e la rudezza del gioco del calcio e dell’intenso impegno sportivo.
Dalla base si raccoglie e prende slancio un movimento elicoidale di linee che si elevano e si dilatano sino a raggiungere il mondo. Dalla compatta massa scultorea, dalle notevoli tensioni dinamiche, emergono i profili e le figure di due atleti nel momento esaltante della vittoria.
Se mai lo dovessi rifare, non modificherei affatto il mio progetto di allora. Il fatto che il trofeo resista, nel più elevato gradimento, alle mode successive, testimonia che mi sono ispirato a principi estetici e simbolici ormai divenuti universalmente compresi”.
La Coppa del Mondo è l'ennesima dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, della grandezza della città di Milano e delle persone che ci vivono e lavorano. Lassa pur ch'el mond el disa ma Milan l'è on gran Milan. TAAC!
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