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Questa è una di quelle storie in grado di spalancare dibattiti infiniti, polemiche e dilemmi etici. Giusto? Sbagliato? Contro natura? Parliamo della clonazione e, nello specifico, della clonazione di animali. Ve la ricordate la pecora Dolly, no? Era il 1996 e oggi, 26 anni dopo, la clonazione animale è tutt'altro che fantascienza. Esistono infatti aziende che si fanno pagare per il copia e incolla di cani e gatti, ma non solo. Il pretesto di questa riflessione è la vicenda, pubblicata sul Washington Post, di Kelly Anderson, una ragazza americana che dopo aver perso la propria gatta Chai, morta per aver ingoiato un pezzo di plastica, ha deciso di clonarla. Che roba.

Dopo la morte della sua gatta, Kelly Anderson ha chiamato la ViaGen Pets, un’azienda texana che clona animali domestici. La ragazza ha sborsato 25mila dollari e 5 anni dopo ha ricevuto un micio identico alla sua Chai. Il suo clone, che ora si chiama Bella. Figa, inquietante. "Aveva qualcosa di speciale anche se non saprei come descriverlo, era l’animale perfetto per me e volevo ancora averlo al mio fianco", ha spiegato Kelly, che nella vita fa la cosplayer. "È stato possibile attraverso una biopsia cutanea di Chai". I due gatti sono identici, ma secondo la proprietaria, solo in apparenza. "Hanno alcuni tratti caratteriali di base un po’ simili. Come se fossero gatti molto audaci, impertinenti, questo potrebbe essere dovuto però alla razza. Ma Belle è un gatto completamente diverso".

Già, perché va specificato: clonando un animale non si ottiene lo stesso animale. Ricordi, esperienze e carattere del compianto pet non si possono replicare. "Ho sempre detto alle persone che ho scelto la clonazione non perché volessi riportare in vita il mio gatto, ma perché volevo portare avanti un pezzo di lei", ha spiegato la ragazza al Washington Post. "Anche se sono gatti diversi, c'è ancora un pezzo di Chai in lei. Questo è confortante in un modo che non so davvero spiegare. Si tratta di darle una seconda possibilità".

Quello della clonazione, però, è un procedimento complesso. Non è che smanetti con due provette e taaac, il clone è servito. Possono servire diversi animali surrogati e donatori di ovociti. Si possono verificare anomalie negli embrioni, aborti spontanei o morti precoci. "La gente pensa: 'Premo un pulsante e uscirà Fido', ma non è proprio così", ha spiegato Robert Klitzman, direttore del programma di master in bioetica alla Columbia University. "Quindi per quanto tu ami Fido, vuoi davvero che molti animali muoiano e soffrano per avere un Fido sano?". Anche no, diremmo noi. Ma evidentemente non tutti la pensano così. Tipo Kelly Anderson, che al suo gatto clonato ha dedicato persino un profilo Instagram, va che roba.

ViaGen Pets è un'impresa bella attiva che si occupa di clonare cani per 50mila dollari e gatti per 35mila. E per quelli indecisi, l'azienda offre la possibilità di conservare le cellule degli animali domestici a 1600 dollari. Kelly è solo una delle tante persone che hanno scelto di clonare il proprio animale: lo fece anche Barbra Streisand, nel 2017, quando decise di clonare due cagnolini con cellule provenienti dalla defunta cagnetta Samantha. Inutile dire che la pratica della clonazione incontra un'infinità di opposizioni, a partire dagli animalisti. "Vogliamo tutti che i nostri amati cani vivano per sempre, anche se può sembrare una buona idea, la clonazione non porta a questo – ha detto Ingrid Newkirk, rappresentante di PETA,  - ma crea un nuovo e diverso cane che ha solo le caratteristiche fisiche dell'originale. Le personalità degli animali, i loro capricci e la loro essenza semplicemente non possono essere replicate". Cioè dai, con tutti gli amici pelosi in cerca di una famiglia, che senso ha giocare così con la vita e la morte? Fa tutto molto Pet Sematary di Stephen King. Che dite, Imbruttiti: intrigante o inquietante?

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