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Altro che Au Pair: nessun bambino o ragazzino a cui fare da babysitter, ma semplicemente una casa di lusso di cui prendersi cura per poterci vivere, almeno per le vacanze. Stiamo parlando dell’house sitting, la nuova frontiera del godersi le ferie in ville da sogno senza tirare fuori un singolo euro dal portafogli. Sembra impossibile, ma è la verità.

Il fenomeno è salito agli onori della cronaca negli ultimi mesi grazie anche alla nuova mini-serie di Netflix, Man vs Bee, di e con Rowan Atkinson, dove il leggendario attore interprete di Mr Bean si trova a vivere proprio un’esperienza del genere (spoiler: distruggendo metà casa).

Ma di cosa si parla, in pratica, quando diciamo House Sitting? Si tratta di prendersi cura della casa d’altri, spesso e volentieri gente con grana a palate, e nasce dalla necessità di queste persone di assentarsi per brevi, medi o lunghi periodi. E così arriva anche il bisogno di delegare la cura della propria abitazione, animali domestici compresi. Come farlo? Affidandosi totalmente ad altre persone e offrendo loro la possibilità di alloggiare gratuitamente all’interno della stessa.

Esistono veri e propri siti dedicati all’house sitting (il più famoso è MindMyHouse), dove domanda e offerta - owners e house sitters - si incontrano. Una volta iscritti è fondamentale, per gli house sitters, curare la propria web reputation e dimostrare di essere persone con la testa sulle spalle. Ovvio, chi lascerebbe la propria casa al primo che passa? Se tutto andrà per il meglio, i proprietari potranno lasciare una recensione sui profili degli house sitters e viceversa. Attraverso questi feedback entrambe le parti collezionano crediti e aumentano la possibilità di essere contattate.

Fondamentali per la buona riuscita dell’esperienza sono quindi fiducia e trasparenza, per evitare di incorrere in brutte esperienze. E se proprio gli owners non si fidano, c’è anche la possibilità di sottoscrivere pacchetti assicurativi.

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