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Lifestyle
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L'Imbruttito la City non la ama, la venera. Quando un Giargiana viene a trovarci, in automatico scatta il tour delle meraviglie meneghine. Girettino in Duomo e via verso il Castello, poi ape sui Navigli e magari un po' di movida in Corso Como. Potrebbe sorprendervi scoprire, però, quanti posti meritevoli (e non così blasonati) ancora non conoscete di Milano. Vere e proprie chicche in cui è doveroso fare una tappa, scenografie perfette per qualche foto e mete super interessanti di cui approfondire la storia. Ve ne citiamo cinque, ispirati da un interessante approfondimento di Repubblica. Ovvio raga, se vi vengono in mente altre location wow ma non troppo note, non tenetevele per voi ma fate del bene alla community imbruttita e condividete nei commenti. Intanto provate a fare un check qui sotto, e verificate quali di questi posticini avete già visto e quali no.

Il Giardino delle Vergini in Cattolica

Imbruttite, se frequentate o avete frequentato la Cattolica, probabilmente conoscete già il sito. Parliamo alle girls, perché agli uomini l'ingresso qui è vietato dal 1928. Già, perché il Giardino delle Vergini, che poi è il Giardino di Santa Caterina d’Alessandria, è una bella area verde dedicata esclusivamente alle studentesse. Oh, del resto Caterina è una santa, vergine, martire, protettrice degli studi. Ci sta. Negli anni Venti decisero di creare una zona in cui le ragazze potessero studiare in tranquillità, senza maschietti curiosi e invadenti. Questa tradizione è rimasta fino a oggi, e per questo motivo negli anni il Giardino di Santa Caterina ha preso il nome di Giardino delle Vergini. Per raggiungere la location bisogna dirigersi verso l’Aula Magna, in fondo al porticato centrale che separa i due chiostri. Vi troverete davanti un giardinetto elegante, pulito, con diverse piante, fiori e panchine per accomodarsi e leggere in tutta tranquillità. Perché andarci? Per rilassarvi e leggere un buon libro, ovvio, ma anche per curiosare: nel giardino infatti ci sono due sarcofagi medievali del III-IV secolo, ma anche numerosi resti probabilmente risalenti al XV secolo. "Fra questi resti più recenti - si legge sul sito della Cattolica - meritano particolare attenzione tre colonne con capitelli che per tipologia, dimensione e materiale sono simili a quelli delle colonne poste nella Cripta dei Monaci, sotto il Refettorio cinquecentesco (odierna Aula Magna). Solo donne eh! Va che ci sono i guardiani che controllano. 

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Il Giardino delle Vergini. Foto: Università Cattolica

 

Il castello di carte di Fiorucci e Missoni

Se cercate un bel posticino per scattare qualche foto original, tela chi l'idea: all'interno del giardino di Castello Pozzi, all’angolo di via Berengario e Via Benedetto Brin 1, c'è un castello di carte gigante. Una figata, che se bazzicate CityLife magari conoscete già. Si tratta dell'opera d'arte Love Art 4 All realizzata nel 2014 da nientepopodimeno che Elio Fiorucci e Ottavio Missoni. Una combo top della moda italiana, sostenuta in questo caso dallo stampatore Giuliano Grittini e del presidente di Castello Pozzi Rinaldo Denti. L’opera fu voluta fortemente dal Fiorucci, per esprimere al meglio la sua idea di arte per tutti. In più voleva celebrare anche il proprio stile e quello di Missoni, scomparso nel 2013 quindi poco tempo prima. La costruzione di maxi carte è collocata nel giardino del Castello, sede di mostre ed eventi molto cool. Se volete passare, meglio la sera, quando le carte si illuminano con luci al neon e creano un effetto spettacolare sulle pareti del castello. Love it.

 

Le case igloo nel quartiere Maggiolina

Figa, ma lo sapevate che a Milano esistono anche delle case a forma di igloo? Belle tonde, con l'aria di chi non c'entra assolutamente niente col contesto ma che spicca proprio per questo. Per ammirarle dobbiamo spostarci nel quartiere Maggiolina, precisamente in via Lepanto. Nel 1946 l’ingegnere Mario Cavallè (quello a cui si devono anche le case a fungo sempre in zona, demolite purtroppo negli anni Sessanta) costruì dodici igloo di cemento ispirato da una tecnica di costruzione studiata in the USA. Di queste dodici costruzioni in mattoncini rossi a due piani (uno seminterrato) per un totale di 45 metri quadri, ne sono sopravvissute otto, ma soltanto due sono rimaste anche internamente identiche alle origini. Una delle altre sei, per dire, è stata trasformata in loft open space. Radical chicchissimo.

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Il villaggio operaio di via Lincoln

Milano o Cuba? Forse non lo sapete, ma nella City c'è una zona talmente instagrammabile da mandare in visibilio ogni influencer che si rispetti. Tra piazza Cinque Giornate e piazza Tricolore svettano delle palazzine coloratissime, dall'azzurro cielo al giallo limone, passando per il rosso e il viola pastello. Il quartiere-giardino nasce a fine Ottocento su iniziativa di una cooperativa operaia, la Società edificatrice abitazioni operaie, che costruì questi deliziosi villini per i lavoratori della zona di Porta Vittoria a prezzi accessibili. I prezzi negli anni sono diventati molto meno accessibile, chiaro, ma le facciate delle abitazioni si sono date un tono grazie all'iniziativa degli abitanti, che hanno deciso di darci dentro con i colori. Mettetevi una notifica sullo smartphone: da vedere in primavera, quando la combo fiori-pareti colorate vi farà esplodere la fotocamera.

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Il rifugio antiaereo in Duomo

Magari ci siete passati davanti un milione di volte e non ci avete mai fatto caso: sotto piazza Duomo, accedendo nel mezzanino della metropolitana che oggi ospita l'Atm Point o dall’adiacente Biglietteria del Teatro alla Scala, c'è il rifugio antiaereo a uso pubblico più grande di Milano, costruito nel 1943 su un progetto dell'ingegner Luigi Lorenzo Secchi e in grado di ospitare fino a 1.400 persone. In realtà non venne mai utilizzato: i lavori per il rifugio, infatti, non vennero conclusi in tempo per la fine della Seconda Guerra Mondiale. Visto che è facile capitare in Duomo, se non lo avete mai fatto andate a dare una sbirciatina alle 24 colonne che sostengono una soletta in cemento armato antiscoppio, spessa due metri e mezzo. Oh, roba che fa riflettere.

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