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Adotta un cane e chiede a lavoro le stesse agevolazioni per chi ha figli. La storia di Mary Madigan che sta facendo discutere

Sta facendo un certo clamore l'articolo di Mary Madigan, giornalista australiana che ha scritto un pezzo nel quale rivendica i suoi diritti di "madre" di Frank Sinatra, il suo cucciolo. "Voglio la stessa flessibilità data alle mamme di bambini".

Permessi, congedi, flessibilità: i genitori (specialmente le mamme) possono avere sul lavoro alcune agevolazioni, com’è giusto che sia. Ma avere un cane è equiparabile ad avere un figlio? Cioè, in soldoni: anche chi possiede un animale dovrebbe avere gli stessi sostegni e concessioni di chi ha un nano a carico? Lo chiediamo perché sta facendo un certo clamore l’articolo di tale Mary Madigan, giornalista australiana che ha scritto un pezzo di opinione su news.com.au. Nell’articolo Madigan rivendica i suoi diritti di madre di Frank Sinatra, il suo cucciolo. “Sono la mamma di un cane e voglio la stessa flessibilità e la stessa comprensione data alle mamme di bambini”, ha scritto lei.

Prima di facili cazzeggi, sentiamo cosa ha da dire la signora Madigan e in che senso ritiene che avere un cane crei gli stessi impegni e le stesse necessità di un genitore. “Devi andare a prendere i tuoi bambini all’asilo? Anche il mio Frank va all’asilo nido per cani. Ed è anche piuttosto caro, 65 dollari al giorno. Se arrivo in ritardo mi costa anche di più”, ha scritto Mary nel pezzo, cercando di argomentare il suo pensiero. “Prima che inizi a odiarmi, lascia che ti spieghi. Non sono certo un mostro millenario che non capisce quanto lavoro svolgano le madri. Prendere un cane, anzi, mi ha fatto capire quanto sia difficile per le mamme che lavorano”. La giornalista ha spiegato di non aver avuto idea, prima di avere un cane, di quanto potesse essere impegnativo.

“Quando ho preso Frank, tutto è cambiato. Invece di frequentare i cocktail bar, come pensavo, sono diventata una cliente abituale dei parchi per cani, e ho scambiato l’alta moda con vestiti che possano sostenere la continua presenza di un cane peloso. Nonostante tutto, non ero per niente preparata per il senso di colpa che ti colpisce quando hai un cane. Sì, posso lasciarlo da solo tutto il giorno, ma mi sento maledettamente in colpa a farlo”, ha spiegato Mary, argomentando quindi quanto secondo lei il senso di colpa che può colpire le mamme lavoratrici sia un sentimento diffuso anche tra i padroni di animali. “Fondamentalmente ho scoperto di avere più impegni di quanto mi aspettassi e anche di avere molte più spese”.

“Avere un cane occupa molto del mio tempo. Ad esempio, mi ritrovo a correre dopo il lavoro per andarlo a prendere all’asilo perché mi dispiace averlo lasciato lì tutto il giorno”, ha spiegato la giornalista. “Dimentica le bevute dopo il lavoro, cerco sempre di affrettarmi per tornare a casa da lui. Spesso rifiuto le uscite sociali se non in un ambiente dog friendly, perché non posso sopportare di abbandonarlo ulteriormente e il lavoro non mi sembra più così importante. Le mie priorità sono cambiate, tutto grazie a un ometto che ancora occasionalmente caga in casa”. Ed è a questo punto che si concentra la riflessione principale di Mary. “Però, anche se avere un cane mi ha creato un intero carico di lavoro extra (lo faccio con amore ma è comunque lavoro), non posso accedere a nessuna delle flessibilità fornite alle madri con figli umani”. That’s it.

Fondamentalmente l’australiana lamenta di non poter avere, come le mamme, orari più flessibili, permessi o la possibilità di lavorare in smart working. “So di non essere una mamma e non riesco davvero a capire l’intera portata del fardello, ma amo il mio cane più di quanto immaginassi fosse possibile. Voglio dargli una vita favolosa e desidero sinceramente che i luoghi di lavoro in tutta l’Australia inizino a portare avanti iniziative per incoraggiare i genitori di animali a prendersi il tempo di cui hanno bisogno”. “Puoi pure pensare che sono pazza – ha concluso Mary – ma non tutti avremo figli, e non mi vergogno a dire che nonostante ciò, abbiamo diritto di spassarcela con i nostri cani, gatti e persino con le lucertole da compagnia”. C’è poco da aggiungere raga. Appare chiaro però che un animale non può essere paragonato a un figlio, per quanto in effetti a volte i figli sembrino degli animali. E poi parliamoci chiaro: forse in Australia la situa è migliore, ma in Italia non è che le mamme abbiano ovunque tutte ‘ste agevolazioni. Quindi bo, il discorso di Mary ha pure un senso, ma probabilmente non qui da noi. Che ne pensate?

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