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Ricordate quel momento bellissimo delle nostre vite in cui, da bambini, fantasticavamo sul concetto di amore che vedevamo nelle favole? Ebbene, allora nessuno ci aveva detto che stavamo prendendo un abbaglio: quando non sapevamo ancora cosa fosse il sesso e credevamo ciecamente che l'amore dovesse essere eterno, il sogno per noi doveva diventare realtà e trallallero trallallà. Poi siamo cresciuti e un paio di cose le abbiamo capite.

In particolare per la Generazione Z la questione sesso-amore sembra essere partita per la tangente, spinta da un'insoddisfazione di dimensioni tali per cui ormai i parametri sono inevitabilmente cambiati. Un recente studio di Ashley Madison proveniente dagli USA dice che il 59% degli appartenenti alla Gen Z, quindi i giovani, ritengono il poliamore e le relazioni aperte soluzioni migliori rispetto a quella della monogamia. Questo sia perché le esperienze sentimentali sono più complete quando condivise in numero superiore a due, sia perché il 50% sostiene che una sola persona non basti a soddisfare i bisogni sessual-sentimentali.

Certo, va detto che il sondaggio della Madison è stato fatto su un sito di incontri extraconiugali, quindi vale quello che vale cioè poco. Però gli esperti sembrano concordi nell'affermare che queste siano effettivamente le preferenze da parte dei giovanissimi in ambito relazioni. "In passato, le persone non riuscivano a credere che il poliamore non fosse legato all'infedeltà", ha detto al Post Francesa Maximé, assistente sociale clinico e life coach di New York. Ma come fa ogni generazione, anche la Gen Z sta rompendo gli schemi di tutto, dalla fedeltà al posto fisso alle norme relazionali. "C’è sicuramente una nuova prospettiva in merito a come guardiamo alle relazioni e cosa significa essere impegnati. Le relazioni aperte non sono una novità, anche se la nostra disponibilità a parlarne apertamente è una tendenza abbastanza recente", ha confermato - sempre Post - lo psicologo Dr. Michele Leno. E la generazione Z in particolare sembra essere più disposta a discutere e impegnarsi in relazioni aperte.

E questo succede per un botto di motivi.

Innanzitutto, essendo più fluidi, i membri della Gen Z utilizzano le relazioni aperte come un modo per esplorare le proprie identità e desideri. Ci sta. Anche i social hanno il loro peso, per esempio mostrando esempi di non monogamia e permettendo una facile connessione con più persone. "I social media normalizzano tutti i tipi di relazione e questo per i giovani è liberatorio, perché vedono riflesse le loro curiosità, convinzioni e i loro valori". Pare che anche il porno, e la sua fruizione a portata di chiunque, c'entri in questa nuova visione dell'amore, meno romantica e meno romanzata.

L'andazzo è confermato, ma anche approfondito, da un altro studio, questa volta della Società Italiana di Andrologia (SIA) che ha preso in esame i cambiamenti delle abitudini sessuali della Gen Z post pandemia. A conferma di quanto detto poco fa, nelle relazioni di oggi c'è molta disillusione riguardo la monogamia (54%), ma anche destabilizzazione dall’innamoramento (43%), ansia da prestazione (54%) dalla mancanza di definizione del rapporto (81%) e dalle paure di essere ghostati, di non provare piacere con l’altro o di restare fregati a livello sentimentale. Per queste ragioni in Italia un ragazzo su tre fa solo sesso virtuale e addirittura più di un milione e 600mila giovani tra i 18 e i 35 anni non ha mai avuto un rapporto sessuale. Ci sono persino coppie stabili che scelgono scientemente di astenersi dai rapporti sessuali per pure questioni di principio, dato che nel fare sesso non provano piacere e non sono interessati alla procreazione di una nuova generazione di pargoletti che, crescendo, saranno più incasinati di loro. Oh, parliamo di circa 220mila coppie stabili della stessa fascia di età.

E poi dicono che l'educazione sessuale non serva. 

 

Autrice: Greta Valentina Galimberti

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