Con la primavera e la Pasqua è tutto un parlare di "rinascita" e "sbocciare" e si inseguono senza sosta le storie di piani B con cui svoltare. Che invidia! Io sono almeno al piano P, Q se non addirittura R... ho perso il conto, ma ancora aspetto il colpo di fulmine che sbam! squarcia l'orizzonte come nei fumetti e mi fa capire la strada per trovare il lavoro "sbatto zero / centoK" garantiti. Anche perché molti di questi piani B per reinventarsi prevedono il trasferimento dalla città alla campagna e di questo non voglio proprio sentire parlare, visto il mio primo piano B (come il cognome del mio allora fidanzato) è stato proprio quello di trasferirmi dalla campagna a Milano.
Se proprio avessi un satori creativo irresistibile, spero e confido che sia per un'invenzione che spacca, di quelle che lasciano tutti a bocca aperta, soprattutto quando scopri che l'ha fatta una donna. Chissà poi perché, visto che ogni giorno usiamo creatività e problem solving per surfare sull'agenda e vincere la partita a Tetris degli impegni... Vero però che qualche signora, nel corso della storia, ci hai fatto davvero svoltare, lasciando indietro di chilometri tutti gli altri. Peraltro, fino a un certo punto anche statisticamente, il numero di donne che potevano studiare e sperimentare è stato davvero basso, perciò quelle che ci sono riuscite sono state davvero dei draghi. Ad esempio.
Josephine Cochrane e la lavastoviglie (1886)
Questa signora dell'Illinois era sposata a un politico e aveva sempre un botto di gente a cena. Naturalmente aveva anche camerieri e cameriere ma aveva un servizio di porcellana cui teneva moltissimo e se lo lavava sempre a mano da sola. A un certo punto avrebbe sbottato: "Che due palle (questo lo diciamo noi)... Se nessuno ha ancora inventato una macchina per lavare i piatti, lo farò io stessa!”. E così mise insieme una piccola caldaia per l'acqua, una pompa e un meccanismo girevole chiuso et voilà! La soluzione alla rottura di palle di ogni giorno era servita. Prima di Josephine, Joel Houghton aveva sentito la stessa esigenza (come milioni di persone fino a quel momento) ma aveva pensato di usare il legno per fabbricare il supporto... e beh, bravo! L'invenzione faceva acqua da tutte le parti, mentre Josephine ha fatto la storia.
Caresse Crosby e il reggiseno (1910)
Ovvio che qui l'invenzione migliore non poteva che essere di una donna, perché i maschi manco riescono a slacciarlo quando serve, il loro istinto basic lo vorrebbe semplicemente strappare via (oh, ma sei fuori, con quel che costa?!?)... figuratevi immaginarselo! E insomma, nel 1910 l'editrice e scrittrice Caresse Crosby (nome d'arte di Mary Phelps Jacob) doveva partecipare a un ballo ma proprio non riusciva a nascondere il rigido corsetto che indossava sotto un abito evidentemente provocante. Mary penso allora di mettere insieme lacci rosa e fazzoletti di stoffa, che cucì e fermò con una spilla. Visto che aveva funzionato molto bene per lei e che le amiche non si davano pace, nel 1914 ottenne il brevetto allo U.S. Patent Office.
Mary Anderson, Charlotte Bridgwood e il tergicristalli
Quando vi fanno la battutina "donne e motori, gioie e dolori" non fate un plissé. Semplicemente, ricordate che è stata una donna a pensare ai tergicristalli e ancora una donna a inventare quelli automatici, senza i quali il vostro interlocutore non saprebbe come muoversi al primo acquazzone. Nel 1903 Mary Anderson notò quante auto dovessero fermarsi per la visibilità sotto la neve e così disegnò il primo modello di tergicristalli: una leva di fianco al volante, che muoveva una stecca di gomma sul parabrezza. Il tutto senza muoversi dall'abitacolo. Il congegno ottenne il brevetto nel 1917 e qualche anno dopo fu modificato grazie all'intervento di Charlotte Bridgwood, che aveva messo a punto i primi tergicristalli automatici.
Gladys West e il GPS
Donne e motori, capitolo 2. La scienziata Gladys West ha calcolato il modello matematico della Terra. I signori che avessero detto "E allora?!" sappiano che senza questo modello non esisterebbe il GPS, che sta per Global Positioning System e quindi alla base dei navigatori. Senza tutto ciò qualcuno non sarebbe nemmeno in grado di tornare dall'Esselunga.
Ada Lovelace Byron e il primo computer
Chi pensa che il computer sia nato dalla mente di qualche nerd del Novecento si sbaglia alla grande. Senza Ada Lovelace Byron (1815-1852) forse i tasti sarebbero ancora solo quelli della macchina per scrivere e del computer. Ada aveva appena 17 anni quando incontrò Charles Babbage, alle prese con la costruzione del difference engine: immaginavamo di inserire i numeri da una parte, di girare degli ingranaggi e di ottenere un risultato in uscita. Ada aveva capito che questa macchina poteva essere molto più di una calcolatrice: tra i suoi appunti è stato trovato anche un algoritmo per generare i numeri di Bernoulli, questa sì una di quelle cose che emozionano i Nerd, perché è considerato il primo algoritmo pensato per essere elaborato da una macchina.
Hedy Lamarr e la prima connessione wireless
Hedy è un mito assoluto: è stata la prima attrice a regalare al cinema una scena di nudo completo nel 1933 (il film era film "Estasi" del cecoslovacco Gustav Machaty) ma, soprattutto, è stata la scienziata che, negli stessi anni, ha elaborato un sistema di modulazione per codifica d’informazioni da trasmettere attraverso frequenze radio. Questo avrebbe consentito di comandare a distanza siluri e mezzi navali. Hedy brevettò il sistema insieme al suo amico George Antheil, anche lui artista oltre che scienziato visto che era un compositore: la loro invenzione è stata utile per la crittografia, per la telefonia mobile e i sistemi informatici wireless. Pregate Hedy quando il telefono non prende!
Karen Spärck Jones e i motori di ricerca
Se oggi googliamo qualunque cosa è anche grazie a Karen Spärck Jones, che hai cominciato a occuparsi di matematica e statistica negli anni Cinquanta e nel 1972 ha pubblicato "A statistical interpretation of term specificity and its application in retrieval": a noi comuni mortali questo non dice niente, ma vuol dire che ha capito come mettere in fila gli algoritmi con cui ricavare automaticamente un testo da un indice di documenti. Ventidue anni dopo Mike Burrows ha usato questi studi per costruire Alta Vista, ormai un pezzo d'antiquariato dell'informatica. E il fatto che io me lo ricordi molto bene mi rende altrettanto stagionata.
Sophie Wilson e i primi microprocessori per smartphone
Un'altra di quelle cose senza le quali staremmo ancora ancora a pigiare tasti del Nokia 3410 (massimo rispetto) è lo smartphone e senza Sophie Wilson chissà quando lo avremmo visto. Studente di informatica a Cambridge, durante una vacanza estiva in campagna ha messo a punto un distributore di cibo automatico per le mucche (io in vacanza al massimo cerco un distributore automatico per non cucinare). Poco dopo, ha inventato un microcomputer da 8-bit, che qualcuno ricorderà perché l’azienda Acorn Computers lo ha messo in commercio a partire dal 1979 come Acorn System 1, insieme al suo collega Steve Furber ha poi disegnato e realizzato il prototipo del BBC Microcomputer in meno di una settimana. Dal lì non si sono più fermati, mettendo a punto anche il processore Arm che usano smartphone, tablet, tv digitali, videogames...
Katherine Johnson, Mary Jackson, Dorothy Vaughan e i viaggi nello spazio
Per raccontare il lavoro di queste signore esperte di calcoli e ingegneria c'è il bellissimo film "Il diritto di contare". Per farla breve, queste tre studiose afroamericane nate nella prima metà del Novecento erano talmente brave e talentose che la NASA (ambiente quel tantino bianco e maschilista) non poté fare a meno di loro. E per fortuna, perché questo trio di "computer umane" e i suoi calcoli di traiettorie e programmazione mandò letteralmente il genere umano nello spazio e sulla Luna.
Margaret Sanger e la pillola
La prima pillola per controllare la produzione di ormoni femminili fu studiata nel 1916 grazie all'impegno di Margaret Sanger. Questa indomita infermiera, scrittrice e attivista dell'Arizona fu anche la prima ad aprire un consultorio. Passati più di cent'anni, sarebbe certo utile che Margaret tornasse a fare un po' di educazione in giro.
Carmela Vitale e il cartone della pizza
Cari Glovo e JustEat, senza il brevetto di Carmela Vitale per la scatola della pizza (1985) il vostro lavoro sarebbe un inferno. A dirla tutta, già alla fine degli anni Sessanta Domino's Pizza aveva puntato tutto sull'asporto e sui cartoni, ma un brevetto è un brevetto, quindi immaginiamo che Carmela abbia saputo aggiungere quel tocco in più. Sempre per la everydaylife hanno profumo di donna anche l'invenzione del filtro di carta per il caffè americano, messo a punto da Melitta Bentz nel 1908, e la borsa di carta pieghevole, brevettata da Margareth Knight nel 1986.
Autrice: Daniela Faggion
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