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sansirogiuseppemeazza

Dove eravamo rimasti? Come i film in due parti che si interrompono sul più bello eravamo arenati con i nostri eroi - Milan, Inter e Comune - che si guardano in cagnesco mentre il destino di San Siro è in bilico. Stile Han Solo nella grafite (spero non ci sia il bisogno di specificare che parliamo di Star Wars). Per chi si fosse invece perso il capitolo uno di questa avvincente saga, ecco un super flashback. 

A settembre la situa era in stallo con Comune ancora deciso a voler ristrutturare il Meazza, ma con i piani per il restauro che non convincevano i due club interessati a una struttura nuova. Di mezzo si erano messi il vincolo storico, gli ambientalisti e tra un po’ pure Topolino. Il Milan era quindi sempre più lanciato verso San Donato, l’Inter proiettato in direzione Rozzano. La bocciatura del progetto Cattedrale bruciava ancora e il gioco delle ripicche aveva reso tutti molto tesi. Fine riassunto e si torna al presente. 

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Un presente che non sembra aver freddato gli animi. Ai primi di marzo il super vertice tra il sindaco Beppe Sale, il presidente rossonero Paolo Scaroni e l’ad dell’Inter Alessandro Antonello si è concluso con una foto ricordo e l’impegno di attendere tre mesi per lo studio di fattibilità del rinnovo dello stadio. Tempo zero e Gerry Cardinale dice la sua con i toni sempre polite degli americani: "Abbiamo fatto più progressi noi in 18 mesi che chiunque altro in Italia. Io amo San Siro, ma se possiamo vincere meglio con un nuovo stadio e la risposta è sì". Insomma, il proprietario rossonero la tocca piano. Atteggiamento del tutto diverso quello del presidente nerazzurro Steven Zhang, come fa sapere proprio Sala. In una telefonata tra i due, Zhang avrebbe rassicurato di voler mantenere il controllo della società ed espresso l’interesse di voler verificare, con lo studio di fattibilità di Webuild, se si possono fare i lavori senza bloccare lo stadio. L’ago della bilancia per l’Inter sembra quindi la possibilità di mantenere attivo San Siro e la sua capienza anche nella fase di riqualifica. 

E su questo punto era stato proprio il Direttore generale di Webuild, Massimo Ferrari, ad aver già dato una possibile soluzione: lavori spalmati su due anni nei mesi estivi e la possibilità di disputare le partite nel periodo del campionato. Tra il dire e il fare però ci va sempre di mezzo qualche bega, e quindi si aspetta che le sue parole trovino conferma nei numeri, nei preventivi e possibilmente nei fatti. Intanto Sala continua il suo pressing. Diciamo più che altro pressa il Milan che fa lo gnorri come il classico amico nella chat di gruppo che legge e non risponde. Il sindaco chiede una decisione definitiva per capire come procedere in caso di rinuncia formale. 

La verità però è che nessuno si muove sul serio come in un torneo mondiale di "un, due, tre stella" (Green light, red light per gli appassionati di Squid Game). L’Inter valuta la riqualifica, ma prosegue con Rozzano, che si sa mai. Il Milan vuole San Donato, ma serve il money (1,1 miliardo di euro le spese previste) e i 300 milioni per rifare il look a San Siro sarebbero un bel risparmio. Sala ha diverse carte: si passa dal rinnovo della concessione, alla vendita (possibile prezzo circa 100 milioni. Quasi quasi da farci un pensiero) per arrivare alla cessione dei diritti di superficie. Senza Milan e Inter San Siro potrebbe inoltre diventare "la casa della musica dal vivo e di eventi di varia natura" che sembra quasi una minaccia e chiunque abbia un cuore da tifoso. Il mio ha chiesto una seduta di emergenza dallo psicologo dopo averlo letto. 

Ulteriore tassello: la sicurezza. E qui Sala pungola di nuovo Cardinale: "Se una partita è gestita da Milano o da San Donato la situazione cambia molto. Noi schieriamo fino a 200 vigili urbani. Se la partita si gioca a San Donato credo che il Comune abbia una trentina di vigili". Verrebbe da dire intervento "allegro", ma sulla palla. Servirà però tutto questo tira e molla a trovare una quadra? Difficile da prevedere, per Star Wars ci sono voluti 9 film e un paio di spin-off. Ci auguriamo di non arrivare a tanto. 

 

Autrice: Giulia Cannarella

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