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"La mia penna sarà pronta per riferire tutte le diverse vicissitudini. Tuttavia, gentili lettori, prima di lasciar spazio a richieste di sordidi dettagli, sappiate che si parla di fatti bene noti e che non giungono come semplici sussurri alle orecchie della società". Lo immagino così il voice over di Lady Whistledown (la nostra Gossip Girl della serie tv Bridgerton) ai suoi fidati lettori per parlare della cessione del 70% di Kiko, del gruppo Percassi, a L Catterton, fondo di private equity del gruppo LVMH (al solito, insomma, se non sono loro è Kering) e investitore a livello mondiale nel settore consumer. 

E forse non è casuale che il passaggio sia arrivato in quasi contemporanea al lancio della collezione Bridgerton Kiko Milano in collaborazione con Netflix. Se non sapete di Bridgerton (disonore su di voi e la vostra mucca) è uno degli ultimi successi di Shondaland, la casa di produzione di quel genio di Shonda Rhimes, che sta per ripartire con la terza stagione proprio sulla piattaforma di streaming della N rossa. Perché ci interessa 'sta parentesi?

Si tratta di uno dei tanti tasselli che rafforzano il nuovo concept di Kiko Milano che vuole accelerare la propria crescita e punta a un futuro ancora più internazionale. Motivo principale di questa cessione quote. Inoltre, se questa serie ci ha insegnato qualcosa (a parte che si possono rendere super hot serie in costume in epoca vittoriana) è che un segreto non sopravvive mai molto a lungo. E ovviamente non sono rimasti proprio secret i termini dell’operazione. So, let’s spill the T(ea)! O, all'italiana, cacciate fuori le cifre.

Rassicuriamo subito che la famiglia Percassi, fondatrice di Kiko, manterrà una partecipazione significativa nella società, con Antonio Percassi che resta presidente. Quindi, vero, L Catterton ci metterà una grossa quantità di grana, ma di sicuro la competenza del gruppo beauty verrà ascoltata. Non si diventa infatti uno dei marchi indipendenti più riconoscibili del settore, con negozi in 66 diversi mercati, oltre 1000 punti vendita e una chiusura del 2023 con ricavi da 800 milioni di euro (crescita al 20%) se non hai una visione chiara delle cose.

E questo L Catterton lo sa bene.

Ma passiamo al succo. Come anticipato, il valore ufficiale dell’operazione non ce lo vogliono dire, ma poco importa, qui si va di fonti e logica. E con un valore di Kiko stimato in oltre 1,5 miliardi di dollari, se L Catterton ha acquisito il 70% della società dovrebbe essere costata a circa 1,05 miliardi. Easy no? (Ovviamente calcolo fatto dalla calcolatrice e non da me).

E forse serviva proprio un "matrimonio" altolocato per permettere al brand di casa nostra di espandersi ancora di più e conquistare il mondo beauty. Nonostante le ultime cifre rassicuranti, l’azienda aveva infatti incontrato qualche intoppo nel suo piano di conquista internazionale. Dal 2015 la redditività era in calo, con i punti vendita negli Stati Uniti che erano un problema (e ora sarebbero di nuovo i primi su cui puntare). Nel luglio 2017 Antonio Percassi affida la guida della società a Cristina Scocchia, ex L'Oréal. E nell'aprile 2018 entra nella società con una quota del 30% il fondo lussemburghese Peninsula.

Prima dell’ultima operazione, la Percassi Family riprende però la parte del fondo Peninsula Capital, uscito dal capitale di Kiko nel 2022. Giusto in tempo per essere di nuovo splendente e su piazza per chiudere con L Catterton e diventare il diamante della season 3 (riferimento sempre a Bridgerton). 

Ma potevo lasciarvi così senza qualcosa in più? Non sarebbe da Lady Whistledown. Vi ricordate il primo punto vendita di Kiko Milano? Era all'interno dello storico negozio Fiorucci di piazza San Babila. E chissà se tra le tante novità che ci aspettano possa esserci un ritorno di fiamma e una partnership Kiko-Fiorucci. Nel caso chiedo i diritti per l'idea. 

 

 

 

Autrice: Giulia Cannarella

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