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In Cina esiste il congedo di infelicità: 10 giorni di stop per i lavoratori tristi

Un'azienda cinese concede ai suoi dipendenti fino a 10 giorni per affrontare i periodi no. "Se i dipendenti hanno una vita sana e rilassata, anche l'azienda lo sarà."

Siete tristi e vorreste solo starvene a casa sotto le coperte a sgranocchiare pop-corn? Il vostro partner vi ha lasciati, vorreste solo piangere sul divano e l’ultimo vostro pensiero è il lavoro? Bè, qui in Italia anche chissene; se però foste in Cina, potreste prendervi dei giorni off per vivervi la vostra infelicità in pace. Il fondatore e presidente del supermercato Pang Dong Lai, Yu Donglai ha lanciato un’idea davvero figa: il congedo di infelicità per i dipendenti.

Si punta così ad un equilibrio tra lavoro e vita privata più salutare. Il congedo permette quindi di prendersi dei giorni NON per malattia, ma proprio per affrontare il proprio periodo no, con la speranza chiaramente che tempo qualche giorno ci si possa riprendere. Ma andiamo più deep nella questione. Yu Donglai ha annunciato che i dipendenti possono richiedere 10 giorni extra di congedo per tristezza. “Questo congedo non può essere negato dalla direzione. Negarlo è una violazione” ha dichiarato. Grande Yu.

La sua azienda, comunque, vanta condizioni lavorative piuttosto buone. I dipendenti lavorano solo sette ore al giorno, hanno i fine settimana liberi e godono di 30-40 giorni di ferie annuali, oltre a cinque giorni di riposo durante il Capodanno lunare. Yu ha dichiarato: “Non vogliamo essere dei grandi. Vogliamo che i nostri dipendenti abbiano una vita sana e rilassata, così anche l’azienda lo sarà.” Avanguardia.

“La libertà e l’amore sono molto importanti,” ha aggiunto Yu, come un vero poeta del mondo aziendale. Sentite anche questa: in precedenza, l’azienda aveva introdotto un sistema di certificazione dei livelli professionali, dicendo che “anche il personale addetto alle pulizie può guadagnare fino a 500.000 yuan (70 k) all’anno, purché le sue capacità professionali siano all’altezza.”

Del resto raga, secondo un sondaggio del 2021 sull’ansia lavorativa in Cina, oltre il 65% dei dipendenti si sente stanco e infelice al lavoro. Yu Donglai ha infatti dichiarato guerra alla cultura degli straordinari, definendola “immorale e un’espropriazione delle opportunità di crescita degli altri.” E vi starete chiedendo, cosa dice la normativa italiana in casi simili a questi? Solo il lavoratore affetto da depressione, supportato da un apposito certificato medico che ne attesti lo stato, può usufruire di un periodo di astensione dal lavoro retribuito. Insomma, se vi lascia il tipo o la tipa, andate lo stesso in ufficio. Veloci, anche.

Autrice: Francesca Tortini

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