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Da bambino/a adori l'estate perché la scuola chiude e vai in vacanza. Da adulto/a odi l'estate perché la scuola chiude e non sai dove mettere i bambini. O meglio: non sai dove metterli senza spendere un patrimonio. Perché non è che chiude la scuola e chiude anche la fabbrica, l'ufficio o lo studio dove lavoriamo noi genitori... Eh no, 'sta cippa! Tre mesi di salti mortali, in cui si assoldano nonni (quando affidabili), vicini di casa, baby sitter, passanti talvolta... e/o i famosi campi estivi.

Una volta almeno si chiamavano colonie, parola dal sapore retrò (e dal profumo di fumo negli occhi esattamente come l'esperienza internazionale del secolo scorso) con il compito di far sembrare esotici e fighissimi posti e soggiorni non sempre confortevoli. Almeno però la colonia durava a lungo. Via, un mese fuori dagli zebedei e non ti dovevano né accompagnare, né riprendere, né preparare da mangiare tutti i giorni. Andavi a chilometri di distanza, mandavi una cartolina o due, mangiavi di m. ma a lamentarti non ci pensavi nemmeno. E il resto dell'estate? Qualche parente si trovava sempre.

E invece adesso, per i nostri imbruttitini, noi genitori 5.0 andiamo a caccia di "campi", anche se di terra - dove si svolgono - a volte non ce n'è manco l'ombra e prevedono le attività meno agresti del mondo. Certo, ce n'è per tutti i gusti: sportivo, creativo, teatrale, in lingua inglese, in vetta ai monti, in barca a vela... Un po' meno sono quelli per tutte le tasche, salvo:

- rientrare in qualche fascia con agevolazioni ISEE i campi del Comune di Milano, che vanno da 0 a 300 euro circa per due settimane a seconda che siano in giugno o in luglio, che si abiti in città o si venga da fuori, che ci siano fratelli/sorelle oppure no...
- scegliere le parrocchie, dove una settimana costa (sempre a spanne) dai 40 euro per i più piccini ai 70 per i ragazzini delle medie, più qualche extra per gite o altro.

I campi sportivi o di altro genere organizzati da privati si aggirano in città intorno ai 150/200 euro a week, cui talvolta vanno aggiunti i costi della navetta settimanale (che agli organizzatori costa circa 600 euro la settimana, indipendentemente da quanti pargoli caricano). Non stiamo nemmeno a citare le settimane all inclusive, che infatti si possono ammantare del termine campus.

Insomma, a conti fatti, se non hai santi Isee o in Paradiso, per un paio di mesi 1500/2000 euro partono. In pratica, in luglio, oltre a smadonnare per il caldo, o per le tempeste tropicali come l'anno scorso, qualcuno "lavora gratis" devolvendo lo stipendio ai centri estivi. Per l'estate monsonica 2024 si parla di aumenti del 10% secondo Adoc ed Eures, che hanno analizzato i costi dei campi estivi in cinque città: Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari. A noi delle altre regioni chiaramente non frega nulla, se non che per una volta a noi Imbruttiti non capita la retta media più alta, registrata invece sotto le Due Torri.

Ci fa invece girare parecchio las pelotas il fatto che ci siano rincari sui servizi intorno al 10% quando l'inflazione viaggia fra lo 0,6 e l'1,6% e di sicuro non hanno aumentato così tanto gli stipendi dei poveri educatori che si sopportano i rognosissimi bambini degli Anni Venti Venti (che già il decennio è cominciato male).

Non stiamo a tediarci ulteriormente su costi e rette, tanto il web è pieno di articoli pieni di percentuali: ci risparmiamo una martellata sulle palle anche qui e spendiamole invece due parole sull'educazione, vero e proprio tallone d'Achille di tutta questa vicenda. Da un lato è chiaro che se in Italia il luogo/istituzione che deve educare i bambini chiude per tre mesi di fila è un problema. D'altronde, finché paghi gli insegnati una miseria e il loro mestiere è diventato in molti casi (certo non tutti ma molti) "l'ultima spiaggia" del lavoro anche in inverno, certo non potrai mai convincerli a lavorare anche in estate.

Infine, se continuiamo ad applicare schemi stagionali di un secolo fa, quando i bambini - finita la scuola - andavano nei campi sì, ma quelli veri, allora come mi***** facciamo a dire di essere una società europea? Non partite con il peana sull'ozio estivo, perché qui non stiamo dicendo che a luglio questi bambini dovrebbero imparare Dante a memoria. Stiamo dicendo che se fosse istituzionalizzata un'apertura delle scuole in estate, con attività consone all'estate, sarebbe più giusto per tutti.

Per fortuna qualcuno, come @mammedimerda, sta provando a usare i social per spostare almeno millimetricamente lo status quo, ma regaz... è lunga, qui ci intorpidiscono coi social e i nostri bambini sono sulla stessa, pessima strada. D'altronde, tre mesi a casa... ca*** gli fai fare tutto il giorno?!

 

Autrice: Daniela Faggion

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