Musk non si accontenta di un viaggio di andata e ritorno, magari con qualche foto e souvenir marziano. No, il piano è una colonia, un milione di persone a zonzo per Marte e una vita autosufficiente, senza inviare camion di rifornimenti dalla Terra ogni due mesi. Sì, Elon non solo vuole fare la storia; la vuole fare pure in fretta. A lui piace parlare in grande, e stavolta punta al 2054 per costruire una città marziana. WTF!
Riavvolgiamo un attimo il nastro. L’idea di una città su Marte non è proprio di ieri: Musk ne parla da anni, e se ci fosse un vero piano B per l’umanità, lui vuole essere il primo a dirigerlo. L'ultima novità, però, è l'idea di portare in vent'anni un milione di persone sul Pianeta Rosso. "Perché rimanere legati a un pianeta?" ha twittato. Detto, fatto, il “capo” di SpaceX ha già in mente la tabella di marcia, e ci lavora su come se fosse un piano ben più semplice, tipo organizzare un weekend in Liguria. La nave che deve portarci là si chiama Starship, e Musk punta a vederla atterrare su Marte già nel 2029. Prima la prova, poi il gran finale: la costruzione di una città in meno di trent'anni. Perché secondo lui, se non ci rendiamo "multiplanetari" non abbiamo un gran futuro qui sul pianeta blu.
Come nome, al tycoon piacerebbe "Terminus", come suggerito da un utente di X. Mah, ok.
Non è che solo Musk abbia occhi per Marte. La NASA sta lavorando duro, con il rover Perseverance a spasso per il pianeta, che raccoglie sassolini e suolo marziano con l’intenzione di riportarli indietro. Certo, parliamo del 2040 circa e di una missione che costa intorno agli 11 miliardi di euro (mica spiccioli, insomma). Ma anche per loro Marte non è solo fantascienza, ma un posto da esplorare a fondo e capire prima di gettarsi a capofitto in una colonizzazione.
Ok, ora arrivano i guai. Marte non è proprio il paradiso terrestre. Il suolo, per dirla tutta, è uno schifo tossico. Parliamo di livelli di perclorati, sali tossici. E su Marte, questi livelli sono un milione di volte più alti che sulla Terra. Il problema? Coltivare il terreno diventa una missione impossibile, perché i perclorati non sono amici delle piante.
Certo, un po' di idroponica (coltivare piante senza suolo, in sostanza) potrebbe reggere l’inizio, ma se hai un milione di persone da sfamare, bisogna risolvere il problema in altro modo. Gli scienziati stanno cercando soluzioni alternative, tra cui una più promettente: la bonifica microbica. In parole povere? Batteri che masticano i perclorati e rendono il terreno fertile. Un bel vantaggio per Marte e, volendo, anche per noi qui sulla Terra, dove potremmo bonificare terreni devastati e inquinati.
Al timone della ricerca c’è la microbiologa Anca Delgado dell’Arizona State University, e il suo team sta puntando a far crescere questi microbi indistruttibili. Con 1,9 milioni di dollari di finanziamenti da NASA e NSF, Delgado e colleghi mirano a mettere insieme tutto il puzzle: eliminare i perclorati, costruire materia organica e testare la crescita delle piante nel terreno trattato. E visto che non hanno pezzi di vero suolo marziano a portata di mano, stanno usando un simulante (Mars Global Simulant) che imita le proprietà dei campioni analizzati dal rover Curiosity.
Mentre Musk spinge per metterci piede nel 2034, risolvere il problema dei perclorati è al top della to-do list. In fondo, se riusciamo a far crescere qualcosa lì, non solo avremo trovato un modo di sopravvivere su Marte, ma potremmo trasformare la nostra agricoltura e rimediare a terreni inquinati anche qui. Manca ancora un bel po’, ma se Elon ha deciso, chissà che presto non si possa prenotare un weekendino sul pianeta rosso…
Autrice: Francesca Tortini
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