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In Italia, il mondo dei dirigenti è un club piuttosto esclusivo, che (raramente) ammette donne, con solo il 17% al comando e un misero 6% quando si parla di amministratori delegati. E se pensate che la situazione migliori nelle aziende quotate, preparatevi a rimanere delusi. Qui il gap è ancora più imbarazzante. Le donne fanno capolino in settori come Risorse Umane, legale, audit e sostenibilità, ma quando si tratta di Marketing, Vendite, Ricerca e Sviluppo o direzione generale, le percentuali crollano come un castello di carte.

A fare il punto su questo squilibrio ci ha pensato la prima indagine dell’osservatorio Donne Executive, realizzata dalla Sda Bocconi School of Management in collaborazione con Eric Salmon & Partners. I dati, raccolti su 320 grandi aziende italiane – tra cui 169 quotate – e 2.920 executive, sono stati svelati all’Università Bocconi di Milano durante il convegno "Le donne executive in Italia: presenza, ruoli e percorsi di carriera". Paola Calderini, Managing Director di Eric Salmon & Partners Italia, ha spiegato che l'osservatorio avrà una durata di tre anni e punta a dare una lettura dinamica della presenza femminile nelle posizioni di vertice, cercando anche di capire cosa potrebbe spingere a una crescita in questo ambito.

Ma perché 'sto gap? Uno dei motivi è la scarsa presenza femminile nei percorsi formativi stem (quindi parliamo di Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), cosa che dunque penalizzerebbe le donne nelle fasi di carriera. Inoltre, le donne executive cambiano ruolo più frequentemente rispetto ai loro colleghi uomini (ogni 7,35 anni contro gli 8,25 dei maschi) e diventano executive più tardi rispetto ai colleghi (in media a 37 anni rispetto ai 36 degli uomini).

Nonostante il gap si manifesti in tutti i settori, le aziende quotate si rivelano le meno virtuose, con una scarsissima presenza femminile ai vertici. Per darvi un’idea, nelle aziende non quotate le donne nella direzione generale sono il 35%, mentre nelle quotate scendono a un ridicolo 3%. E le amministratrici delegate? Sono solo il 9% nelle non quotate e appena il 3% nelle quotate.

Un confronto con l’Europa ci va vedere palesemente il rischio che l’Italia rimanga indietro. Prendiamo la Francia, che ha messo in piedi una legge che prevede il 30% di presenza femminile nelle aziende più grandi entro il 2026. In Italia, invece, ben due aziende su dieci non hanno manco una donna al vertice, e solo il 7% riesce a raggiungere il 30%. Insomma, stiamo mangiando la polvere.

Al solito.

Ma un segnale positivo c'è e riguarda le nuove generazioni, con una maggiore presenza - tra i Millennial - delle donne fra i dirigenti, rispetto ai colleghi uomini.

Vabbè, dai.

 

 

Autrice: Francesca Tortini

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