Venerdì liberi per fare… sesso. A Tokyo ci provano con la settimana corta per i dipendenti pubblici, puntando dritto al cuore (e al letto) della crisi demografica. Da aprile 2025, chi lavora per la capitale avrà tre giorni di weekend. Il motivo? Non per gustarsi Netflix in pigiama, ma per fare sesso non protetto. L'obiettivo dichiarato è chiaro: più bebè, meno culle vuote. Che poi uno usi il tempo per altro (sport, viaggi, birrette) è ovvio, ma la speranza del governo è che i giapponesi scelgano la strada del pancione.
La mossa guarda anche oltre, offrendo tempo extra ai genitori per gestire i figli. Un'altra misura, già attiva, consente a chi ha bimbi fino alla terza elementare di mollare prima il lavoro, rinunciando a un pezzo di stipendio. Insomma, Tokyo prova a scardinare la storica dedizione giapponese al lavoro. Yuriko Koike, la governatrice della città, ha detto chiaro e tondo che serve più flessibilità: "Basta carriere sacrificate per la famiglia!". La sfida è mega, perché il Giappone è famoso per l’equazione "più ore = più fedeltà aziendale". Eppure, mentre altrove si avanza col lavoro flessibile, Tokyo è lì che ci prova a levare questa mentalità old-school.
Per capire meglio questa decisione, vi brieffiamo un attimino. Nel 2023, il tasso di fertilità è sceso a 1,2, un record negativo. Servirebbe almeno un 2,1 per mantenere la popolazione stabile, ma le cose stanno andando malemale. Nascite? Solo 727.277 l’anno scorso. Siamo a un punto tale che Fumio Kishida, ex Primo Ministro, ha bollato il tutto come "la crisi più grave del Giappone". Insomma, tra costi della vita alle stelle, matrimoni che arrivano tardi (o non arrivano proprio) e una grossa lacuna nei servizi per l'infanzia, la situazione è bella grigia. Le donne poi si trovano ancora schiacciate da un gap salariale e da un carico familiare spropositato.
Aspettate...cos'è che ci ricorda tutto questo?
Autrice: Francesca Tortini
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