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A Milano chiudono un botto di ristoranti storici. Motivo? Gli affitti troppo cari

Boeucc, Pandenus e Swiss Corner sono solo le ultime vittime.

Nella City, si sa, con la parola “cari” non ci si riferisce al parentado, ma agli affitti. Stavolta, però, parliamo di come gli alti costi delle locazioni stiano piegando pietre miliari della ristorazione meneghina.

Partiamo dal Boeucc, il più storico dei ristoranti in Piazza Belgioioso, che dopo oltre 80 anni è stato sfrattato dal canone alle stelle. I titolari, con il cuore spezzato (e il portafoglio vuoto), stanno cercando una nuova casa. Poi c’è il Pandenus, un luogo culto per aperitivi e brunch chic in Largo La Foppa, che ha mollato il colpo dopo aver visto il canone quasi triplicarsi. Non dimentichiamo lo Swiss Corner di Piazza Cavour che se ne va dopo essere stato costretto a pagare cifre inaccessibili per restare. Quanto? 330k euro per 300 metri quadri.

Scherzi a parte, il dramma è serio: anche i big del settore si lamentano. Fabio Acampora, imprenditore dietro successi come El Porteño e Pisco, spiega al Corriere: “Se l’affitto supera il 10% del fatturato, il business non regge”. Ma vai a dirlo ai proprietari degli immobili, che vivono con la calcolatrice in mano e gli occhi puntati su Montenapoleone (che già vi avevamo annunciato essere la via più costosa al mondo, ben 20k al metro quadro all’anno).

C’è poi chi riesce a negoziare, come il ristorante Bice, che ha salvato il suo posto nel Quadrilatero grazie alla mediazione dell’Istituto dei Ciechi, proprietario dell’immobile, con la motivazione di essere un “luogo della cultura cittadina e non solo a tavola”. Insomma, non un posticino tanto per da mandar via come se nulla fosse. Ma sono eccezioni, non la regola. E a soffrire non sono solo i ristoranti: cinema, teatri e negozi storici vengono risucchiati in questa spirale di abbandoni.

I guru di Confcommercio gridano all’allarme: tra post Covid e inflazione che galoppa, Milano rischia di perdere la sua anima. La colpa? Secondo loro della città, con i prezzi sproporzionali alle attività. È come se il cuore pulsante della città fosse trapiantato in uno sterile skyline di vetrine vuote e serrande abbassate. Altro che la City, qui si rischia di diventa la City fantasma, fi*a.

Autrice: Rebecca Manzi

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