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Perché non lavorare 70 ore a settimana? La proposta dell’imprenditore Narayana Murthy

L'imprenditore e miliardario indiano ha avuto una bella idea per incoraggiare il burnout dei lavoratori indiani: vivere per lavorare come se non ci fosse un domani.

C’è chi sogna la settimana corta, il venerdì libero per brunch e Netflix, e poi c’è Narayana Murthy, imprenditore e miliardario indiano co-fondatore di Infosys, che ci lancia una proposta da incubo: lavorare 70 ore a settimana.

Secondo il Murthy, l’unico modo per risollevare l’economia indiana è trasformarsi in cyborg pronti a lavorare giorno e notte, senza pause, senza vita privata, magari con un letto direttamente sotto la scrivania. Così, giusto per non perdere tempo. Il “visionario”, durante un evento per il centenario della Camera di Commercio indiana, ha detto che gli indiani dovrebbero spingere sull’acceleratore, lavorare come se non ci fosse un domani. “800 milioni di persone vivono in povertà. Se non lavoriamo noi, chi lo farà?” ha dichiarato con un’energia degna di un capo reparto in periodo saldi. E giù a spiegare che gli indiani devono darsi da fare per essere competitivi con i giganti globali, lavorando duro, bla bla bla.

Ma sul concetto di “duro”, forse, ci è andato un po’ peso.

Ma mica si ferma qui: ha pure chiesto al governo di farsi gli affari suoi e lasciare che l’imprenditoria vada avanti da sola, tipo nave senza capitano. Anzi, secondo lui, il governo deve giusto raccogliere le tasse e applaudire. Ora, mettiamo le mani avanti: l’idea di Murthy sembra più una gara a chi lavora di più che una vera strategia economica. Ha persino criticato lo smart working definendolo una “trappola”. Va detto che ‘sto signore c’ha pure 78 anni, è della vecchia scuola.

Murthy ha detto che il passaggio alla settimana lavorativa da cinque giorni è stato un disastro per l’India. Dice che bisogna tornare ai ritmi degli anni ‘80, ma noi ricordiamo solo che in quegli anni c’erano i paninari e non erano proprio noti per lavorare 12 ore al giorno. Il billionare di Bollywood, da bravo amico del capitalismo hardcore, si ispira al modello cinese, dove si lavora tanto e si guadagna q.b.. Però, piccolo problema: i numeri non lo supportano.

Anche Paesi con settimane lavorative pesanti, come il Bangladesh, hanno un PIL pro capite inferiore a quelli che lavorano meno. Per non parlare del fatto che un botto di studi, come quello della Boston University del 2024, dimostrano che superare le 49 ore settimanali è una ricetta perfetta per stanchezza, scarsa produttività e voglia di mollare tutto per aprire un chiringuito a Bali.

Autrice: Rebecca Manzi

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