Amici Imbruttiti, preparatevi: Nicole Kidman torna sul grande schermo con "Babygirl", film fresco di cinema (anzi caldissimo, visto l'argomento) in cui erotismo e thriller si mescolano bene come Prosecco e Campari nello Spritz. Diretto da Halina Reijn, la pellicola ci porta nel mondo patinato di Romy Mathis (queen Kidman), una CEO di successo che, tra una call e l’altra, decide di esplorare territori ben oltre il business plan.
Eh eh.
La trama è easy ma intrigante: Romy, donna in carriera con una famiglia perfetta, si lascia sedurre dallo stagista bono Samuel (Harris Dickinson), che - possiamo dirlo? - nobilità anni e anni di stagisti sfigati e sottostimati. Da qui parte una relazione che fa impallidire le già note "50 sfumature" e che mette in discussione ruoli di potere, desideri repressi e dinamiche aziendali.
Insomma, altro che team building!
Nicole Kidman è sempre la solita garanzia, come la metti e la mett... vabbè, in senso metaforico s'intende. A lei l'arduo compito di dar vita a tutte le sfaccettature di una donna divisa tra il controllo professionale e la vulnerabilità personale. Del resto oh, non è che lo diciamo noi così per simpatia: Nicole per questa performance ha vinto la Coppa Volpi come miglior attrice alla Mostra del Cinema di Venezia.
Va detto che Babygirl non si limita a scene piccanti (che comunque non mancano eh, vecchi voyeur che non siete altro), ma approfondisce temi come il consenso, la feticizzazione del controllo e il brivido di superare i propri limiti. Va detto che con gli italici gossip di 'sti ultimi giorni, questa trasgressione potrebbe non sembrarci poi così sconvolgente, ma di sicuro è più elegante.
La regia di Reijn è incisiva, evita cliché e offre una prospettiva fresca sul genere "maialate in office". La colonna sonora, con brani di INXS e George Michael, aggiunge quel tocco retrò che non guasta mai. La sexitydine di Babygirl sta già facendo discutere, e questo chiacchiericcio un po' indignato, un po' bigotto, un po' esaltato, un po' ingrifato palese che ci condurrà dritti sulla poltroncina di velluto del cinema con popcorn alla mano. Post cinema, poi, tutti a farsi uno Spritz improvvisandosi critici di stocaz*o, che è sempre un piacere.
Un po' come farsi uno stagista strafigo.
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