
Poi non dite che non ve l’avevamo detto… A scuola c’è un gran bisogno di educazione all’affettività, alle relazioni e alla sessualità. E adesso a rendersene conto (e a chiederlo a gran voce) sono soprattutto i genitori. Il 70% degli italiani vorrebbe che questi temi diventassero materia obbligatoria, e 9 su 10 pensano che servirebbe a prevenire odio, violenza e altre robe brutte che poi finiamo a leggere sui giornali, quando ormai è troppo tardi. Lo dice un sondaggio Coop-Nomisma su 2.000 persone tra i 18 e i 64 anni. Con le tante storie di femminicidi, come quella di Giulia Cecchettin e di tante altre ragazze, la gente ha capito che qui mancano proprio i fondamentali per costruire relazioni sane.
Genitori e figli: quando parlare di sesso diventa un drama
Un genitore su due dice che questa materia bisognerebbe insegnarla già dalle elementari, ma un bel 30% teme che i pischelli finiscano per saperne troppe e troppo presto, quindi preferisce che resti una roba facoltativa. Morale? In casa certi discorsi ancora non si fanno… Ecco perché parlarne a scuola avrebbe ancora più senso. Se il 44% dei genitori parla con i figli di amicizie e rapporti familiari, quando si va sulle relazioni di coppia la percentuale crolla al 21%. E sul sesso? Peggio ancora: si scende al 19%. Come se davvero fossimo nati sotto i cavoli.
Il 56% dei genitori dice di avere paura di far venire l’ansia ai figli, il 51% si sente in imbarazzo e il 46% accusa i ragazzi di non voler ascoltare certe cose. Ma la vera chicca è che i più timidi in assoluto sono i papà con i figli maschi adolescenti. Dai raga, fuori le p… dai!
Scuole senza strumenti, studenti sempre più in sbatti
A scuola, poi, mancano proprio le figure giuste per parlarne. Il 68% degli intervistati vuole psicologi e pedagogisti nei programmi scolastici, il 62% chiede spazi di ascolto per gli studenti e il 51% formazione per i professori. E i giovani? Chiedono sportelli psicologici, il bonus psicologo e soprattutto adulti che sappiano aiutarli. Anche perché lo smartphone genera mostri: c’è chi non sa nulla e chi passa dal nulla al troppo (e pure male), e quindi al fare peggio.
Secondo gli esperti che hanno condotto lo studio, il caso Cecchettin è stato un vero e proprio spartiacque per l’opinione pubblica. Ha dimostrato che anche le relazioni apparentemente più tranquille possono trasformarsi in un gorgo di tossicità. E a quanto pare, pure il trauma del lockdown ha avuto un ruolo: quei mesi di isolamento avrebbero spezzato un meccanismo naturale di comunicazione.
Insomma, l’educazione alle relazioni la vogliono tutti, e dovrebbe essere insegnata come l’alfabeto. Invece finisce puntualmente dietro la lavagna e nessuno la considera. Peccato, perché di questi tempi servirebbe almeno quanto l’uso corretto dei congiuntivi (che pure, diciamolo, stanno messi malissimo).
Autrice: Daniela Faggion
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