
Se fino a ieri l’idea era: sgobbate fino ai 70 e poi forseforse godete, la Gen Z ha deciso di cambiare le regole del gioco. Perché aspettare l’INPS quando puoi fare il pendolare tra ufficio e spiaggia ogni tre anni? Sui social sta prendendo piede il concetto di micro retirement, un’idea nata nel 2007 nel libro The 4-Hour Workweek di Timothy Ferriss, che ora è diventata la mossa smart dei giovani lavoratori: pausa strategica ogni tot anni, ché la vita non è solo Excel e badge timbrato.
Micro pensionamento: la vita è una sola
Concetto basic ma potente: invece di aspettare la pensione per mollare tutto e girare il mondo, lo fai mentre sei ancora giovane e carico a pallettoni. Adama Lorna, ingegnera e content creator, ha spiegato al Guardian di essersi ritagliata un micro pensionamento ispirandosi proprio al libro di Ferriss:
"Perché aspettare di avere 70 anni per viaggiare e fare quello che ti piace? Meglio farlo quando hai ancora energia e ginocchia funzionanti."
Non è il classico anno sabbatico random, ma un lifestyle vero e proprio. Alcuni decidono di lavorare tre anni e poi sparire per dodici mesi tra Maldive e volontariato in Nepal. Altri usano il tempo per hobby dimenticati, imparano il giapponese, si improvvisano panettieri. Insomma, si concedono pause programmate che ai boomer fanno venire l’orticaria.
Ovviamente non è che uno si alza e dice: "Oggi mi micro pensiono". Serve strategic thinking. Sui social, chi segue questa filosofia consiglia di risparmiare prima di prendersi la pausa, perché altrimenti si finisce a chiedere il cashback anche sulle cene di Natale. Alcuni fanno lavori freelance, altri vivono come monaci per mettere da parte la grana. C’è chi si sposta in paesi con costo della vita più basso e chi, semplicemente, si affida al santo spirito del minimalismo.
Lavoro: tra chi scappa e chi torna
Mentre la Gen Z cerca di mettere l’opzione "vacanza a vita" nel contratto, i Baby Boomers stanno tornando in servizio perché la pensione non basta. Il 13% dei pensionati prevede di rientrare nel mondo del lavoro entro il 2026, mentre la Gen Z sogna di evitare l’ufficio otto ore al giorno. Due mondi agli antipodi.
Alcuni datori di lavoro stanno iniziando a capire che il micro retirement non è un capriccio, ma una nuova mentalità. Alcune aziende sperimentano formule ibride, con permessi sabbatici o incentivi per chi torna dopo una pausa. Altre, invece, storcono il naso, temendo che i giovani diventino lavoratori usa e getta. Intanto, secondo un sondaggio, il 45% dei responsabili HR considera la Gen Z "difficile da gestire" perché vuole troppa flessibilità.
Eppure, l’unica certezza è che il mondo del lavoro sta cambiando e chi non si adegua rischia di restare indietro.
E se alla fine avesse ragione la Gen Z?
La verità è che la Gen Z non ha alcuna intenzione di aspettare 40 anni per godersi la vita. E forse, per una volta, hanno ragione loro.
Autrice: Francesca Tortini
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