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Parliamone: l’incredibile successo dei “fagioli alla Bud Spencer” da 10 milioni di fatturato

Nel 2024, i “Fagioli alla Bud Spencer”, borlotti del Piemonte, entrano ufficialmente nella grande distribuzione, e spaccano. Tanto da battere la concorrenza di Heinz.

Avete presente quei barattoli con il faccione di Bud Spencer che vi guardano dagli scaffali tra ceci e piselli? No, non erano edizioni limitate effetto nostalgia per boomer. Erano – e sono – un business da 10 milioni di euro. La famiglia di Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, ha messo in barattolo la leggenda.

E ha spaccato.

Dal western alla GDO

Tutto parte da là, da quella scena cult di “Lo chiamavano Trinità“: Terence Hill trascinato dal cavallo, una locanda polverosa, e Bud che si spara padellate di fagioli e pane come se non ci fosse un domani. E ovunque andassero, tra una scazzottata e un colpo di fucile, i fagioli erano sempre lì. A un certo punto qualcuno ha avuto l’illuminazione:

Ma se piacciono così tanto nei film, perché non metterli sul mercato?

Nel 2024, i “Fagioli alla Bud Spencer” entrano ufficialmente nella GDO (Grande distribuzione organizzata). Etichetta: borlotti del Piemonte, già stufati e conditi secondo la ricetta originale. E mentre qualcuno pensava fosse solo una mossa di marketing nostalgia, la realtà ha detto tutt’altro: boom di vendite, presenza ovunque, e un bel ciaone alla concorrenza, inclusa quella della storica Kraft Heinz.

E oggi? Bud Spencer è su scaffali di Esselunga, Coop, Conad, Carrefour, e via dicendo. Con il sorrisone, la barba nera e i fagioli belli dritti in barattolo.

Chi c’è dietro al fagiolo?

Dietro al progetto c’è Bud Power Srl, fondata nel 2022 con l’obiettivo di produrre alimenti “ad alto contenuto innovativo”. Che detto dei fagioli fa un po’ sorridere, ma in realtà l’azienda fa anche snack dolci e salati, con ingredienti bio, proteine vegetali e farine alternative. Iscritta tra le startup innovative, non distribuisce utili e reinveste tutto. Fagioli sì, ma fatti come si deve.

La produzione è affidata alla Dega Food di Rovereto, azienda che fa parte del gruppo campano D’Amico. Quindi sì, è tutto made in Italy.

Nel 2022 i ricavi erano appena 56mila euro. Nel 2023 salgono a 624mila, con una perdita da 100k e un aumento di capitale da 750mila euro. Entrano nuovi soci (tra cui Directa Sim di Massimo Segre), ma il cuore resta in famiglia: Giuseppe Pedersoli (figlio di Bud), i figli Alessandro e Carlo Eduardo, e il nipote Nicolò Denaro, con il 20% a testa. Oggi il fagiolo fa il 70% del fatturato di Bud Power. E per il 2025 l’obiettivo è chiaro: 10 milioni tondi.

Ricetta originale? Più o meno

Sì, sulla scatola c’è scritto “ricetta originale“. Ma chi ha mai visto un’unica versione nei film? Ogni pellicola era una scorpacciata diversa. Lo racconta Giuseppe Pedersoli:

Papà aveva il vezzo della cucina e dopo aver girato la stessa scena anche 10-15 volte con i fagioli di produzione, a un certo punto si è detto: me li faccio come dico io.

E così, su appunti e memoria, nasce la ricetta: borlotti piemontesi, polpa di pomodoro, cipolla, pancetta affumicata, spezie. Semplice, rustica, potente.

Come un ceffone a mano aperta.

E non è finita: arrivano birra e “Pizzone”

I fagioli sono solo l’inizio. A breve uscirà la birra firmata Bud Spencer, e dopo l’estate sarà la volta del Pizzone: un prodotto che omaggia gli schiaffoni cinematografici dell’attore. Altro che testimonial: qui stiamo parlando di un brand di culto trasformato in linea alimentare.

E intanto si prepara l’espansione in Svizzera, Austria, Grecia, Germania.
Perché, alla fine, se è vero che “Anche gli angeli mangiano fagioli“, questi borlotti – con la benedizione di Bud – stanno arrivando ovunque.

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