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Lifestyle
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La professione di influencer è in crisi e un botto di consiglieri digitali stanno finendo in terapia. La parabola discendente dopo quella ascendente, insomma, è in agguato per tutti: se non ci credete, citofonate Ferragni. Prima "regina Mida" del web, influencer degli influencer, con un matrimonio da favola e una maternità che sembrava priva di tutte le rotture di palle che attanagliano le donne comuni, dopo Sanremo 2023 Big Chiara ha visto sgretolarsi una dopo l'altra le proprie certezze e ha dichiarato al mondo prima di andare in terapia con l'allora marito Fedez, poi da sola dopo la debacle professionale e familiare. E allora, chi erano gli altri influencer per restare indietro?! Via tutti dallo strizzacervelli

D'altronde ha anche senso. All'inizio il mondo degli influencer sembrava un far west da conquistare senza il minimo problema: avevi una buona parlantina? Capivi un minimo di make-up? Ti piaceva provare vestiti a favore di telecamera? Non potevi provare un locale senza fare 72 foto ai piatti e alle bevande? Via, tutto online e quando arrivavano i marchi a bussare alla porta tirarsela e sparare grosso.

Poi sono arrivate le regole, le leggi a tutela del lavoro ma anche la categoria merceologica e le tasse e, dopo la bolla iniziale, i risultati più modesti per la maggior parte di loro. E così, dopo la botta di adrenalina e una FOMO conclamata, è arrivato il bagno di realtà e la presa di coscienza (forse) che, oltre a chiacchierare davanti a uno smartphone, qualcosa nella vita bisognava anche saper fare e realizzare concretamente. Non a caso i grandi marchi internazionali, passata la sbornia, hanno ricominciato ad affidarsi ai volti noti di artisti affermati per farsi promozione, che di cazzari ne avevano già avuto abbastanza.

Tutto si è giocato in una manciata di anni, di mesi si potrebbe dire: il mestiere dell'influencer non ha fatto in tempo a godersi il ruolo di più ambito dai giovani della Gen Z nel 2023 che già veniva messo in discussione e aspramente criticato nel 2024. E quindi chi aveva investito tutto in questa attività ha cominciato ad avvertire i sintomi di una crisi di identità bella buona. Chi sono io per convincere gli altri? Quanti post devo fare ancora per farmi notare? Che sbatti stare dietro all'algoritmo... Un burnout bello e buono, accentuato da un prolungato utilizzo di dispositivi elettronici e da una forzata esposizione ai contenuti altrui.

Altro che libertà di parola! Una volta intrapresa la strada dei social in molti sono finiti come i bambini portati al Paese dei Balocchi: prima ebbri e scatenati, poi ciucci da lavoro senza nessun riguardo. E, ça va sans dir, gli Americani si sono inventati subito una figura specializzata ad hoc: gli psicologi per influencer, esperti di stress da lavoro e burnout, e le piattaforme (chiaramente online) per rimediare alle ansie da prestazione dei content creator. Non a caso la più celebre si chiama CreatorCare.

A noi pare che un sano ritorno all'agricoltura di certe braccia aiuterebbe tanto la terapia. Anche un viaggio a vedere come stanno i bambini sfruttati nel Terzo Mondo o i lavoratori chiusi a chiave nei laboratori potrebbe avere un buon effetto. Certo, il rischio potrebbe essere quello di trovarsi tutto in formato post da clickbaiting ma siamo fiduciosi che il seme del dubbio rispetto alla fuffa prodotta potrebbe germogliare in qualche giovane mente.


Autrice: Daniela Faggion

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