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Posto fisso bye bye. Da mo' che abbiamo capito che come genitori e nonni non lo potremo più fare e adesso anche la Banca Centrale Europea si spende in raccomandazioni sull'argomento, nell'eventualità che qualcuno immaginasse di starsene attaccato allo stesso cadreghino "finché pensione non vi separi". Il turn over nell'istituto è in effetti abbastanza basso e qualcuno ai piani alti deve aver pensato di metterci una pezza.

"Panta Rei", "Tutto scorre" (per la cronaca, l'ha detto Eraclito non qualche influencer) e anche il lavoro è diventato più fluido della sessualità su Instagram. Così, mentre l'età pensionabile si sposta sempre più avanti, siamo sempre più consapevoli che difficilmente ci arriveremo dopo 40 anni nello stesso posto di lavoro. Primo perché trovalo un posto che sta aperto 40 anni di 'sti tempi. Secondo perché abbiamo capito che forse non ci fa benissimo.

Ci sono però posti in cui il cambiamento è meno scontato che altrove ed ecco allora che anche la Banca centrale se ne esce con una raccomandazione e una strategia precisa: per non fare la muffa non restate nello stesso posto per più di 8 anni e, per essere sicuri di andarvene, cominciate a pensarci fra il terzo e il quinto. Ma che, danno i numeri?! Eh, un po' sì: “3-5-8” per l'esattezza. 

Cos'è la strategia 3-5-8

Si tratta di una strategia che l'istituto di Francoforte intende mettere in atto da adesso in avanti per i suoi 5mila e rotti dipendenti:


3. Sono gli anni che i dipendenti o i collaboratori devono spendere a imparare il mestiere e a farsi un po' il mazzo con la gavetta.

5. L'anno entro il quale pianificare il cambiamento.

8. L'anno entro il quale compierlo. Per poi ricominciare.

L'obiettivo? Migliorare le proprie performance e costruire una brillante carriera.

Non si tratta di una voce di corridoio, ma di un piano strutturato raccontato anche dal Financial Times, quindi ci crediamo. Il senso di questa operazione? Probabilmente evitare che i professionisti si sentano con il sedere al caldo: meglio se mantengono la sensazione di "ghiaccio sotto la sedia", in modo tale che non si addormentino e tengano le antenne dritte per tutto il tempo che lavorano. Il cambiamento, insomma, va allenato e per allenarsi, si sa, il metodo è fondamentale. 

La banca - racconta la sua direttrice generale delle risorse umane, Eva Murciano - non lascerà che questo processo avvenga a caso e metterà invece a disposizione una piattaforma che funzionerà come una sorta di LinkedIn interno: i dipendenti potranno così condividere i propri curricula e manifestare la loro voglia di "cambiare aria". E se dovessero trovare di meglio fuori dalla BCE? Nessun problema: chi vorrà potrà andare a lavorare fino a tre anni in altre istituzioni finanziarie globali con l'opzione di poter rientrare alla BCE senza problemi. Certo non un'occasione che viene data tutti i giorni.

L'importanza del cambiamento è nota in tanti mestieri, che lo hanno reso obbligatorio. Basti pensare ai diplomatici di carriera che non trascorrono mai più di un certo periodo in un determinato Paese. Ovvio: quando qualcosa è nuovo ci dà certi stimoli, ci incuriosisce, ci mantiene sempre "friccicarelli"... poi passa il tempo e l'entusiasmo si spegne... come nelle migliori famiglie!

Ultimo, ma non meno interessante è l'approccio allo smartworking della BCE, che intende consentire ai suoi dipendenti di lavorare da remoto fino a 110 giorni in un anno (circa la metà del loro tempo lavorativo annuale), mentre adesso pare peraltro che quei secchioni di Francoforte usino appena la metà dei giorni di smart loro consentiti. Valli a capire.

E noi comuni mortali? Beh, intanto cominciamo a mandare cv a Francoforte perché lì pare che qualcuno abbia capito come far funzionare le cose. Se invece non abbiamo voglia di trasferirci prendiamoci gratis questa lezione di vita: imparare - prepararsi - fare le valigie - repeat.

Autrice: Daniela Faggion

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