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Genialata o caz*ata? Arriva il metatelefono, “soluzione” contro la dipendenza digitale

Secondo l'ultima tendenza in fatto di disconnessione (passata però attraverso i social). Invece di guardare il telefono guardi un pezzo di plastica...

Disclaimer: quella di cui stiamo per parlare a noi sembra una cagata pazzesca ma è diventata virale e ve ne diamo conto. Mica che vi facciate trovare impreparati al prossimo aperitivo! D’altronde, cosa meglio di una cagata può diventare “virale” surfando sull’umana stupidità? 

Succede questo. Tale Cat (@askcatgpt – il nickname, va riconosciuto, è geniale) si fa riprendere in fila in un negozio di Bubble Tea mentre sembra fissare il cellulare e scrollare le notifiche. Niente di strano: se vi guardate intorno in questo momento vi cascherà certamente sott’occhio qualcuno che sta facendo lo stesso (se siete a casa da soli, come me, andate avanti a leggere e pazienza). Dicevamo, Cat sembra fare quello che fanno tutti coloro che sono muniti di smartphone in giro per il. mondo… ma ecco che a ben vedere Cat non sta fissando un telefono, bensì un pezzo di plastica trasparente.

Instagram
askcatgpt

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Il motivo? Cat ha scelto di disintossicarsi dall’abitudine di controllare costantemente social e quant’altro e lo fa usando un “metaphone” – lo chiama proprio così: un metatelefono. Un nome fin troppo sborone per un pezzo di plastica, dai. Comunque, con buona pace di chi scrive, questo video ha ricevuto finora oltre 50 milioni di visualizzazioni su TikTok: segno che di detox digitale ci sarebbe davvero bisogno ma evidentemente in giro non lo hanno ancora capito bene.

E invece Cat, confortata dal successone, il giorno dopo il suo telefono (quello vero) per spiegare ben bene i prodigiosi effetti taumaturgici del metaphone: “Questo è un metatelefono. È proprio ciò che sembra: un pezzo di acrilico trasparente a forma di iPhone. Ma perché esiste? L’ha inventato un mio amico, per capire se siamo dipendenti dai nostri telefoni e se è possibile frenare la dipendenza sostituendo la sensazione di avere un telefono in tasca o in mano per scrollare sullo schermo. Il metatelefono è già esaurito“.

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Un sostituto, dunque, un palliativo. Sarà un caso allora che il correttore automatico continui a cambiarmi “metaphone” in “metadone”?! Mmm, una singolare coincidenza… Scherzi a parte, non è la prima volta che qualcuno cerca di lanciare un trend contro l’iperconnessione: qualcuno ha ripescato i vecchi cellulari pieghevoli, qualcun altro le macchinette fotografiche digitali, qualcun altro ancora va in locali dove si è obbligati a spegnere il telefono e a lasciarlo all’ingresso, come a scuola. C’è grossa crisi, insomma, ma la dipendenza da smartphone almeno è diventata un tema.

Certo, la soluzione di Cat e del suo furbissimo amico è una trovata di marketing eccezionale: 25 euro per un pezzo di plastica, mentre tutti potremmo ripescare una vecchia custodia del telefono, strusciarci sopra il dito e fissarla inebetiti mentre dentro di noi ripetiamo: “Il mattino ha l’oro in bocca, il mattino ha l’oro in bocca, il mattino ha l’oro in bocca…“. E invece no, i social ci fregano anche questa volta perché vuoi mettere l’amica Cat che descrive il metaphone come “il primo passo sulla strada verso la libertà“?!?!?! Wow! Specchietti per le allodole di un’altra categoria. “Quando hai bisogno di distogliere lo sguardo“, dice, “è lì pronto per guardarci dentro“… sempre meglio del portafoglio vuoto, in effetti.

Sarà, cara Cat, a noi non ci hai convinto, però ti ringraziamo perché questo piccolo totem post moderno ci ha ricordato Quelo di Corrado Guzzanti e quasi quasi andiamo a costruircene uno tascabile per sostituire davvero il telefono e trovare la risposta dentro di noi… Sbagliata, naturalmente. 

Autrice: Daniela Faggion

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