
I pagamenti a rate con carta di credito sono una figata. Il modello "compra ora, paga dopo" piace molto a chi va fare shopping (o anche solo la spesa) ma - troppo bello per durare a lungo - qualcosa comincia a scricchiolare, almeno negli Stati Uniti. E di solito quando qualcosa scricchiola negli Stati Uniti, anche dalle nostre parti poi capita qualche disastro.
Che cosa succede, allora? Che dopo la prima rata molti clienti non pagano più e gli operatori del settore non se la passano benissimo. Prendiamo Klarna, principale fintech europea per i pagamenti dilazionati: ha chiuso il primo trimestre 2025 con perdite nette di 99 milioni di dollari, più che raddoppiate rispetto al 2024, un 17% in meno complessivo.
Peso.
Come funziona esattamente?
Volete fare gli sboroni e decidete di comprarvi un vestito da 400 euro ma vi scoccia cacciare tutto il cash subito e allora, grazie al sistema di intermediari, potete pagare subito solo 100 euro e suddividere i restanti 300 in tre rate mensili senza interessi. Ad anticipare l'importo al commerciante è Klarna (o chi per esso) che poi si occupa di riscuotere le rate dal cliente. Il suo guadagno arriva principalmente dalle commissioni pagate dai negozi partner e dalle penali applicate ai clienti che rimandano la restituzione.
Per un po' il meccanismo ha funzionato alla grande, tanto che Klarna ha messo insieme cento milioni di utenti attivi in tutto il mondo e 724mila partner commerciali, dai grandi brand del fashion ai supermercati online. Tutti felici di comprare subito e spendere a rate. Solo che per rendere più fluido il meccanismo di prestito, non è che vengano fatte verifiche super puntuali sulla capacità di restituzione da parte dei clienti che - salta una rata di qua, salta una rata di là - hanno fatto accumulare all'azienda scandinava perdite sui crediti fino al 17% in un anno, per un totale di 136 milioni di dollari. Uno scherzo mica da ridere, che ha fatto saltare il progetto di quotazione a Wall Street.
Klarna paga il prezzo di un fenomeno in crescita. Secondo LendingTree (letteralmente: l'Albero del Credito... perché si tratta appunto di una piattaforma di credito) nell'ultimo anno 41 americani su cento sono stati in ritardo almeno una volta sui pagamenti, con un aumento del fenomeno pari a 7 punti percentuali. Il motivo sarebbe una crisi economica che comincia a virare dal grigio al nero, perché il meccanismo di credito all'acquisto non viene più usato solo per quel "voglino" che ci vogliamo togliere anche se non potremmo subito: no no, mo' si usa proprio per fare la spesa perché in tasca manca money, come cantava Neffa.
E non ci potevano pensare prima?! Eh, sì, qualcuno ci ha pensato durante l'amministrazione Biden: volevano rendere i meccanismi di prestito un po' più controllati, proprio per evitare spendi e spandi, ma poi è arrivato Ciuffo Trump e via: liberté per i dané... solo che se poi nessuno li restituisce come si fa? Beh, Klarna ha applicato una soluzione tosta, che ha spostato il problema del credito sulle spalle di qualcun altro: in due anni ha tagliato il 40% del personale, passando da 5000 a 3000 dipendenti.
Inutile dire che l'automazione e l'intelligenza artificiale c'entrano di brutto, ma l'azienda ha già dovuto riconoscere che nelle situazioni complesse sono ancora le persone a risolvere i guai più grossi. Quindi a un certo punto dovranno smettere di tagliare e rendersi conto che il meccanismo andrà un po' modificato. Con buona pace degli shopaholic!
Autrice: Daniela Faggion
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