
Due giorni fa, l'eurodeputato ed ex assessore comunale Pierfrancesco Maran ha parlato con il Corriere di salario minimo milanese.
Parlando del problema caro-case a Milano, Maran ha detto: "Qui serve un vero patto territoriale. La contrattazione di secondo livello è essenziale, le aziende devono rivedere i propri benefit facendo una vera politica per gli affitti dei loro dipendenti. Anche pubblici, come fatto dal Comune e da Atm con le case ai lavoratori. L’idea, come a Londra, è di immaginare un salario minimo milanese ad adesione volontaria da parte delle aziende. È anche un modo per informare i lavoratori di quali aziende riconoscono davvero il valore del lavoro".
Certo, ad adesione volontaria. Non prevediamo flotte di aziende pronte per candidarsi, anyway al momento questa è giusto una chiacchiera. Ma i sindacati hanno comunque voluto dire la loro. "Non sono d’accordo — ha commentato al Corriere il segretario della Cisl, Giovanni Abimelech — perché la cifra di cui si parla di solito, circa 9-10 euro lordi all’ora, è inferiore a quanto previsto nella grande maggioranza dei contratti nazionali di lavoro firmati dai sindacati più rappresentativi e insufficiente a sostenere i costi del vivere a Milano. Un salario minimo stabilito per legge rischierebbe di spingere al ribasso gli emolumenti, indebolendo la contrattazione collettiva, e invece è proprio a livello aziendale e decentrato che si possono trovare le risposte anche su temi come il welfare, i servizi, i tempi, che hanno poi anche un importante impatto economico".
Molti dubbi li ha anche il segretario della Uil Lombardia, Enrico Vizza, perché questo proposito volontario "il più delle volte non viene accolto dalle imprese, spesso troppo piccole, l’80 per cento ha tre a dipendenti, ma nemmeno dagli enti pubblici che potrebbero applicare la cosiddetta contrattazione decentrata".
Tocca poi alla Cgil milanese. "Mi sembra che il modello londinese riproposto da Maran riguardi l’individuazione di una soglia minima di reddito sostenibile in un territorio — ha detto il segretario Luca Stanzione — e non ho preclusioni a ragionare su questo, che comunque non conduce a stabilire un salario minimo. Anche perché se hanno a cuore il reddito di tanti lavoratori milanesi che faticano a vivere in una città sempre più cara ed escludente, allora le stesse aziende potrebbero cominciare a sedersi ai tavoli per rinnovare i contratti. Per esempio, quello del turismo, visto che è scaduto da dieci anni".
La risposta di Maran ai sindacati non è tardata ad arrivare. "E allora, a Milano, si faccia intanto squadra almeno contro i contratti pirata".
The end. Per ora.
Maran sindaco? No, però...
Intanto Maran assicura di non volersi candidare a sindaco di Milano dopo Sala, ma per uno che "ha Milano tatuata addosso" sarebbe comunque impossibile dire no. Secondo lui oggi Milano "ha i problemi delle grandi città: il costo delle case alto, la microcriminalità, la sostenibilità. Pensare che siano problemi tutti milanesi è fuorviante. È interessante vedere come vengono affrontati dalle altre città per capire cosa fare. Non bisogna tornare indietro, ma andare avanti e fare di più. Non solo attrarre, ma una strategia per consolidare la permanenza di chi ha scelto Milano".
E su Beppe Sala, afferma che l'attuale Mayor "ha la difficoltà di dover gestire dei fenomeni che la città subisce ma non riesce a guidare: la volontà delle squadre di demolire San Siro, le inchieste sull’urbanistica della Procura che hanno minato una modalità di lavoro che secondo tutti sembrava pacifica nella sua regolarità, una crescita dei valori immobiliari che non è milanese ma tipica di tutte le città con le caratteristiche di Milano. La difficoltà di Sala è che oggi le città non hanno gli strumenti per fronteggiare le sfide esterne. Il Comune si deve occupare delle cose comunali ma quelle che toccano veramente i cittadini sono extracomunali, come il costo della vita".
Voi come lo vedreste sindaco?
Seguici anche su Instagram, taaac!