
Milano saluta un altro pezzo di storia del design con l’effetto di un “ciaone” ben assestato. Dopo quasi 40 anni di onorato servizio, Cargo – lo showroom di arredamento industriale per milanesi con gusto e budget mediamente alto – deve sloggiare dal suo spazio iconico in piazza XXV Aprile. E no, non è perché non pagava l’affitto. Anzi, si era pure offerto di sganciare di più, ma niente: il Tribunale di Milano ha ufficializzato lo sfratto e entro fine anno lo spazio dovrà essere liberato. Ovviamente, la società non l'ha presa bene.
"Speculazioni, popolazione fluttuante e happy hour"
La comunicazione ufficiale non le manda a dire: "Dopo quasi quarant’anni da residente, HighTech riceve lo sfratto dai tortuosi locali che furono della fabbrica d’inchiostro del Corriere della Sera in piazza XXV Aprile per far posto a nuove speculazioni immobiliari, servizi per la ‘popolazione fluttuante’ o nuovi locali per l’happy hour o chissà", si legge nella nota diffusa dalla società. Tradotto: via i mobili, dentro (probabilmente) l’ennesimo cocktail bar con divanetti vellutati e spritz a 16 euro.
Intanto, qualcosa si sta muovendo. La Filcams-Cgil è già sul piede di guerra, perché nel negozio in piazza XXV Aprile sono impiegati una ventina di dipendenti che resterebbero senza lavoro. "Con Cargo c’è un dialogo aperto – ha detto Simona Zucca, sindacalista della Filcams-Cgil di Milano, come riportato dal Giorno –. Noi chiediamo chiarezza sul futuro, tutele per tutti i lavoratori e l’eventuale attivazione degli ammortizzatori sociali necessari. È una situazione dolorosa, anche perché oltre alla preoccupazione per il futuro dei lavoratori rischia di perdersi un negozio storico di Milano”.
Cargo: da via Padova a Porta Garibaldi
Per chi non lo sapesse, Cargo Milano (o Cargo HighTech) nasce nel 1981 e si sviluppa su due location. Quella più storica è in via Meucci, zona Padova, nei capannoni dell’ex Ovomaltina. L’altra, quella centrale e in discussione, è l’HighTech di piazza XXV Aprile, proprio davanti a Eataly per capirci, nei vecchi spazi del Corriere della Sera. È proprio questo secondo punto vendita – quello più scenografico, centrale e “instagrammabile” – che dovrà chiudere i battenti. E qui arriva la vera incognita: non è detto che riapra altrove, perché trovare spazi di quella metratura in città non è proprio come prendere il 90 alle 8 del mattino.
Quello che succede a Cargo, insomma, è lo stesso film che Milano si guarda in loop da anni: gli spazi storici e creativi cedono il passo a locali fotocopia, progettati più per attirare flussi turistici che per costruire continuità. Un altro pezzo di città che cambia faccia, e non per forza in meglio. Che ne pensate?
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