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Altro che notti in ufficio e “la gavetta è sacra”. Per la Gen Z, quella nata dopo il 1998, il lavoro va fatto bene, ma senza farsi venire l’ulcera. Sì a orari flessibili, smart working, capi che non ti guardano dall’alto in basso, benefit veri e cultura aziendale da 2025, non da 1992.

Lo conferma anche il report ufficiale "Best Workplaces for Gen Z 2025" pubblicato da Great Place to Work Italia, che ha messo sotto la lente 7.741 dipendenti Gen Z sparsi in aziende di ogni settore. E occhio, perché Milano si piazza da protagonista: ben 5 aziende milanesi sono tra le top 20 in Italia dove i giovani vorrebbero (e scelgono) di lavorare.

Chi c’è in classifica?

Tra le big che fanno battere il cuoricino dei giovani talenti troviamo:

Bending Spoons – zona Corso Como

Terzo posto a livello nazionale per questa software house made in Milano che sviluppa app usatissime in tutto il mondo. Qui la gente viene accolta come si deve, partecipa alle decisioni (non solo alle call), niente favoritismi e i manager ti supportano invece di scaricare le colpe. Risultato? Fiducia e soddisfazione alle stelle. Non a caso, il 91% dei giovani dipendenti si dichiara stra-soddisfatto. Chepeau.

Skylabs – Piazza Velasca

Dal terzo passiamo direttamente al tredicesimo posto. Innovazione digitale, consulenza tecnologica e strategia aziendale con sedi sparse in tutta Italia, ma cuore anche qui a Milano. Fondata nel 2015, Skylabs si distingue per una cultura aziendale che mette le persone al centro (e non solo nel claim sul sito). Si occupa di digital transformation, ERP (tipo SAP), crescita aziendale e benessere dei dipendenti. Una delle poche realtà dove fare carriera senza bruciarsi.

Agile Lab – via Manzoni

Subito dopo Skylabs, ecco la società esperta in data engineering, big data e machine learning. Tradotto: rendono i dati delle aziende un asset strategico, aiutandole a diventare finalmente data-driven sul serio. Milano centro, team giovane, focus su tech avanzato e zero fuffa.

Accuracy – zona Piazza Affari

Postazione 18. Internazionale, indipendente e super specializzata in consulenza per decisioni aziendali critiche. Si muovono tra transazioni, ristrutturazioni e controversie con un taglio da problem solver. E il tutto con un approccio smart e fluido che la Gen Z apprezza. Altro che riunioni infinite con mille PowerPoint.

Agm Solutions – zona Dergano

Chiude la top 20 questa tech company milanese che si occupa di digital acceleration, cybersecurity e data governance. Tradotto: portano le aziende nel futuro digitale con un occhio alla sicurezza e un altro alla strategia. Giovani, tecnici e concreti, senza menarsela.

Il commento dell'esperto

"La seconda edizione del ranking che analizza le 20 aziende preferite dalla Gen Z conferma come la generazione più giovane attiva all’interno delle organizzazioni italiane, nonostante la poca esperienza nel mondo del lavoro, sia in realtà quella che vive maggiormente l’ambiente lavorativo – ci spiega bene Alessandro Zollo, CEO di Great Place to Work Italia – I collaboratori della Generazione Z hanno una buona visione dell’azienda ma a livello emotivo valutano in modo meno positivo l’organizzazione rispetto alle altre generazioni (Baby Boomer, Gen X e Millennial). Dall’analisi dei dati emerge inoltre come, indipendentemente dal fatto che un’azienda rientri o meno tra i best workplaces, quando le persone vengono incoraggiate a trovare un equilibrio fra lavoro e vita privata aumenta il loro senso di appartenenza e la voglia di rimanere a lungo all’interno di un’organizzazione. Il senso di collegamento e attaccamento verso l’azienda viene accresciuto anche dall’assenza di discriminazioni in base all’età e dall’essere trattati come parte integrante di un’organizzazione, a prescindere dal ruolo ricoperto".

Il trend è chiaro: l’IT è il nuovo fashion

Nel ranking, il 40% delle aziende premiate lavora nell’IT, il 20% nei servizi professionali e il resto si divide tra manifattura, retail, marketing, finanza, ospitalità e media. Non è più solo questione di stipendi e benefit: la Gen Z vuole essere ascoltata, contribuire, sentirsi parte di qualcosa. E quando lo trova, ci resta. Il Trust Index nelle aziende top tocca il 91%, contro il 46% della media italiana. Un gap del +45%, che è parecchio.

 

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