Estate, il momento perfetto per staccare il cervello, ma anche per prendersene cura. Succede nel Gargano, dove un’idea semplice sta attirando l’attenzione di bagnanti, curiosi e addetti ai lavori: si chiama Psicologo sotto l’ombrellone, che poi sarebbe Alessandro Iacubino, psicologo originario di Apricena (provincia di Foggia), che ha pensato bene di portare la sua professione fuori dallo studio e piazzarla… sulla sabbia. Letteralmente. Cosa fa: ascolto gratuito in spiaggia, senza sedute, senza divanetti, senza orari d’attesa. Basta un ombrellone, due sedie e la voglia di parlare – o anche solo di ascoltare.
No, non è una seduta di terapia
Facciamo chiarezza, così evitiamo malintesi: non si fanno diagnosi, non si danno consigli e no, non si esce con la ricetta per una vita perfetta. Lo ribadisce anche Iacubino sui suoi social: l’intento del progetto non è curare, ma sensibilizzare. Si parla di salute mentale, di stress, di ansia, di tutto quello che – spesso – ci portiamo dietro anche in vacanza, ma che preferiamo infilare sotto il telo mare. Il punto è proprio questo: rompere i tabù, aprire uno spazio accessibile, informale, gratuito, dove la gente può fermarsi e, semplicemente, iniziare a parlare. A sé stessi o a uno sconosciuto (che giustamente è pure uno psicologo).
Il format è già collaudato: ogni lunedì, e da agosto anche due volte a settimana, Alessandro si piazza sulla riva del mare – inizialmente a Rodi Garganico, ora stabilmente al Lido Fuori Rotta di Torre Mileto – e aspetta chi ha voglia di fare due chiacchiere. Si fermano in tanti: giovani con più paranoie che protezione solare, genitori in cerca di tregua, pensionati filosofi e anche qualche scettico. Il tono è leggero ma l’atmosfera è seria quanto basta. Nessun approccio da “guru da spiaggia”, nessuna soluzione preconfezionata: solo uno spazio dove poter parlare senza sentirsi giudicati, e magari iniziare un percorso che – a settembre – si può approfondire seriamente.
Dallo studio alla battigia: cambiare contesto per cambiare approccio
Il senso più profondo dell’iniziativa è tutto qui: portare lo psicologo nella vita reale, smontare quell’idea di distanza e di “problema grave” che spesso accompagna la salute mentale. Perché sì, ci preoccupiamo di addominali, glicemia, detox e colesterolo, ma quando si tratta della testa, ancora troppo spesso ce la caviamo con un “passerà”. Invece no. Non sempre passa. E parlarne – anche solo per un’ora – può essere un primo passo, un modo per prendersi cura di sé, senza appuntamenti, senza fatture, senza paura di “non stare abbastanza male” per chiedere aiuto. Che poi magari è pure un modo per capire se la terapia fa per noi, per sperimentare e “normalizzare” (oddio l’abbiamo detto) la psicoterapia.
Iacubino è specializzato in psicofisiologia, quella branca della psicologia che studia come mente e corpo si influenzino a vicenda. Secondo lui, capire il proprio funzionamento – mentale e fisico – è il primo passo per non farsi travolgere da ansie, frustrazioni e stress da performance. E no, non serve controllarsi in continuazione: l’obiettivo è imparare a gestire i segnali del disagio prima che diventino patologie.
E diciamocelo: tra l’ennesimo post su Instagram e una conversazione vera, forse vale la pena spegnere il telefono e parlare un po’. Anche sotto l’ombrellone.