La Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia non è solo il festival più antico del mondo – nata nel lontano 1932 come costola della Biennale – ma continua a essere un appuntamento che muove gente, soldi, e soprattutto prestigio. Quindi non solo red carpet, influencer che sembrano non c’entrare una sega, star di Hollywood e selfie sulle gondole, ma un vero motore economico che ogni anno fa girare l’intera laguna. Secondo uno studio firmato Jfc e pubblicato in anteprima dall’ANSA, l’82esima edizione ha generato benefici economici quantificabili in circa 712 milioni di euro. Tanta roba. E non è solo questione di glamour o di copertura mediatica, ma di ricadute immediate e concrete per chi vive e lavora in città.
I numeri dietro il tappeto rosso
Il report evidenzia che il 9% del totale è legato a benefici di ricaduta immediata. Parliamo di oltre 64 milioni di euro che finiscono direttamente nelle casse di hotel, ristoranti, bar, stabilimenti balneari, negozi e servizi vari. Un boost istantaneo che fa respirare le attività locali in un periodo in cui Venezia è al centro del mondo.
«Il Festival di Venezia – spiega Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e responsabile della ricerca – rafforza non solo l’immagine dell’arte cinematografica italiana nel mondo, ma genera al contempo benefici di grande impatto per il territorio. Infatti, ben oltre il valore stimato in termini di visibilità e valorizzazione del brand Venezia (quantificato in complessivi 568 milioni di euro), senza dubbio i ricavi di maggiore interesse sono quelli riferiti ai benefici diretti, che superano i 64 milioni, in quanto sono immediatamente percepibili da parte delle attività coinvolte e generano una ricaduta istantanea sull’economia locale, e quelli generati dalla legacy di filiera (vale a dire l’effetto di ricaduta valoriale sulla filiera del settore dell’arte cinematografica a Venezia e in Italia), quantificati in oltre 39 milioni. Un valore, quest’ultimo, che pochissimi altri eventi a livello mondiale sono in grado di attivare in maniera così consistente».
Insomma: il cinema qui non è solo intrattenimento, è anche business serio.

Dove vanno gli altri soldini
Andando più nello specifico, i 35 milioni di euro arrivano dal settore alberghiero ed extra-alberghiero: star internazionali, registi, attori, giornalisti e critici devono pur dormire da qualche parte, e la permanenza in laguna diventa ossigeno per chi ospita.
Poi ci sono i 16 milioni abbondanti che finiscono nella ristorazione: catering interni alla Mostra, ma anche ristoranti, bar, gelaterie e stabilimenti balneari che vivono settimane di grandi gioie. Non mancano i quasi 9 milioni legati a biglietti, iscrizioni e bookshop e, infine, i circa 3,7 milioni generati dal commercio locale: i negozi, insomma, non restano certo a guardare.
A sottolineare l’importanza dell’evento ci pensa anche la ministra del Turismo Daniela Santanchè: «Il Festival di Venezia è molto più di un evento cinematografico: è una manifestazione identitaria che si svolge in uno scenario unico al mondo, dove arte e cultura si fondono in modo straordinario. La bellezza di Venezia, con la sua storia e i suoi paesaggi mozzafiato, offre un palcoscenico ineguagliabile per la creatività e l’innovazione». E aggiunge: «Investire nella cultura significa, soprattutto, costruire un futuro sempre più prospero per l’Italia e per uno dei settori più attrattivi e distintivi del turismo della nostra nazione».
Un altro punto interessante riguarda la cosiddetta “legacy di filiera”, che vale da sola oltre 39 milioni di euro. Parliamo di quell’effetto domino che non si esaurisce con la chiusura del festival, ma che continua a portare benefici sul lungo periodo al settore del cinema in Italia. Una sorta di investimento che ripaga nel tempo, e che pochi altri eventi al mondo riescono a garantire con la stessa intensità.
Riassumendo: tutto molto bene.