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Vi sembra di lavorare all’infinito? Questo perché vi interrompono 275 volte al giorno

Non è colpa del lavoro ma delle 275 volte in cui venite interrotti da chat, call, email e altre cose in inglese che hanno a che fare con lo smartphone
26 Settembre 2025

Lo dice il Work Trend Index 2025 stilato da Microsoft: le giornate dei dipendenti sono diventate “infinite”, perché fra e-mail, call e notifiche, lo spazio per concentrarsi e lavorare sul serio è davvero pochissimo. In Italia ha analizzato il fenomeno Clutch, una startup che si occupa di HR secondo cui “il tempo va ripensato come leva“. Che vuol dire? Vediamo un po’.

Troppe interruzioni

Secondo il Work Trend Index 2025 i lavoratori vengono interrotti in media 275 volte al giorno. Poco? Tanto? Vuol dire ogni due minuti! Tra i social, Whatsapp, l’email, il calendar e tutti gli allarmi sonori che punteggiano il nostro orizzonte sonoro la giornata lavorativa è un infernale flusso ininterrotto, senza più un inizio e una fine chiari e definiti. A complicare la situa il dato secondo cui, nelle ore di maggior produttività, molte persone vengono coinvolte in meeting (molto spesso pallosissimi, possiamo dirlo?!), quindi le attività di strategia e approfondimento hanno letteralmente i minuti contati.

Non ve ne siete accorti? Allora, fateci caso: siete arrivati alle ferie con la vaga sensazione di aver lasciato indietro qualcosa ma non sapevate cosa… Avete fatto fatica a staccare, perché anche lì il cellulare ha dettato l’agenda della vostra attenzione… Siete riusciti per qualche giorno a distrarvi e rilassarvi, giusto il tempo di giurare sulla testa dei vostri figli che a settembre, fosse cascato il mondo, sareste andati in palestra e avreste chiuso tutti i progetti pendenti… E poi, tempo una settimana dal rientro taaac! Tutto come prima se non peggio.

Da una parte le aziende ci vogliono sempre più performanti in mercati sempre più veloci, dall’altro noi lavoratori cerchiamo disperatamente più equilibrio, una maggiore attenzione verso la salute mentale e giornate lavorative più sostenibili (salvo rovinarci da soli con quel cavolo di smartphone sempre in mano). Proprio l’utilizzo distorto delle nuove tecnologie, secondo gli esperti di HR di Clutch, è una delle insidie più grandi: l’AI, ad esempio, può alleggerire il carico di lavoro ma, se gestita male, diventa un moltiplicatore di stress e iperconnessione. Come se non ne avessimo già abbastanza!

Quindi, come ci liberiamo del trappolone dell’“infinite workday”? Tre dritte affrontabili:

  1. Difendere il tempo di concentrazione (Deep Work). Studi di neuroscienze cognitive (mica ciaspole!) mostrano che servono almeno 23 minuti consecutivi per tornare a uno stato di piena concentrazione dopo un’interruzione. Pianificare blocchi orari senza notifiche e comunicarlo esplicitamente al team consente di recuperare “ore nette” di produttività strategica. Googlate subito: Tecnica del pomodoro del bravissimo Francesco Cirillo.
  2. Rallentare i flussi comunicativi. Le ricerche sull’overload informativo (troppe info) evidenziano che la richiesta costante di risposte immediate alimenta il cosiddetto “cognitive switching penalty”, che in soldoni vuol dire che ogni volta che ci mettiamo a fare qualcos’altro perdiamo fino al 40% dell’efficienza. Quindi potremmo chiedere alla nostra capa di introdurre le “quiet hours” o ridurre l’urgenza delle risposte (visto che non sono tutte questione di vita o di morte e solo pochi di noi operano a cuore aperto!): ci guadagniamo tutti, la capa per prima!
  3. Gestire l’AI come strumento liberatorio, non come acceleratore. Gli algoritmi possono automatizzare fino al 40% delle attività ripetitive, ma l’impatto positivo avviene solo se il tempo liberato non viene riempito da nuove attività a basso valore. Le aziende più avanzate destinano quelle ore a creatività, formazione e benessere, trasformando la tecnologia in un volàno di crescita personale e non in un amplificatore di
    pressione.

Insomma, ci dicono quelli di Clutch, non serve correre di più: serve correre meglio e usare il tempo come una leva, non come una condanna. “Ripensare la gestione del tempo significa restituire alle persone spazi di concentrazione e dare dignità al lavoro profondo. Aziende che scelgono questa strada non misurano solo la produttività immediata, ma valorizzano energia, creatività e innovazione a lungo termine“. Se non è una supercazzola qualsiasi viene da dire che abbiano proprio ragione.

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