Per anni i turisti giapponesi sono stati una presenza fissa a Milano. Gruppi ordinati, reflex al collo, biglietto della Scala già in tasca e portafogli pronti a dare soddisfazione a hotel e ristoranti. Li riconoscevi, anche, perché solitamente sono stilosissimi. Uno stereotipo, forse, ma lusinghiero. Qualcosa, però, è cambiato: fateci caso, di turisti nipponici in giro non se ne vedono più.
Dal 2015 – anno di Expo, paradossalmente l’evento che ha acceso i riflettori internazionali sulla città – i numeri dal Sol Levante hanno iniziato a calare. E non si sono più ripresi. Nel 2001 i giapponesi erano primi per presenze a Milano con 220mila arrivi, arrivati addirittura a 308mila nel 2002. Poi la lenta discesa, fino al crollo post Covid: nel 2024 siamo a 68.755 visitatori.
Milano è diventata troppo cara
A raccontare al Corriere cosa sta succedendo è Kyoko Higuma, vicepresidente italiana dei ristoratori giapponesi (Airg) e chef che da dieci anni vive e lavora a Milano. Il suo punto di vista è chiaro: «La vostra città è bellissima, ma negli ultimi anni è diventata troppo cara anche per noi. Lo yen si è indebolito sull’euro e i viaggi verso l’Italia ne hanno risentito».
La situazione si è ribaltata: oggi sono gli italiani a volare in Giappone in massa, mentre i nipponici tagliano Milano dal loro itinerario. «Negli anni Ottanta e Novanta venivamo anche tre o quattro volte, il cambio era favorevole. Ora non più».
Volo più lungo, soggiorni più brevi
Ai problemi di cambio valuta si aggiunge quello dei collegamenti. Il diretto Tokyo–Malpensa dura dodici ore, ma da quando non si può più sorvolare la Russia il viaggio è diventato più lungo di almeno due ore. Un ostacolo in più per chi deve organizzare un viaggio costoso già in partenza.
Anche gli uomini d’affari hanno cambiato abitudini: «Il budget è più ristretto, le aziende non coprono più i cinque stelle. Adesso si va di Airbnb o hotel low cost». E la permanenza media in città si è ridotta drasticamente: «Se prima un giapponese rimaneva quattro o cinque giorni per mostre o eventi, oggi due giorni e via».
Milano “inclusiva”, ma non per tutti
Il paradosso è evidente: mentre Milano cresce come meta turistica globale e si racconta come città inclusiva e cosmopolita, un pezzo di pubblico che ha contribuito a costruirne il mito internazionale si sta allontanando. Non si tratta solo di prezzi alti o voli più complicati: è l’intero pacchetto “Milano experience” a non essere più così sostenibile per i viaggiatori nipponici. La soluzione? Per Kyoko sarebbe semplice: abbassare i prezzi. Ma è lei stessa ad ammettere che è difficile: «Lo stesso caro-vita lo soffrono i milanesi».
Dai, Milano senza giapponesi è quasi una contraddizione. Ma i numeri parlano chiaro: da big spender del turismo globale a visitatori in via d’estinzione. Per una città che ha sempre fatto dell’attrattiva internazionale un vanto, il segnale è tutt’altro che da ignorare.