Il Leoncavallo vuole tornare “a casa”, in via Watteau. E anche il sindaco Beppe Sala, a dirla tutta, non sarebbe contrario: «La soluzione mi troverebbe senz’altro d’accordo». Peccato che poi arrivi la doccia fredda: «Il Comune non può agevolare».
Il primo cittadino mette subito le mani avanti: un eventuale intervento diretto di Palazzo Marino rischierebbe di creare «problematiche con la Corte dei Conti». Che poi significa “non possiamo mettere becco — o meglio, soldi — per far rientrare gli attivisti nella storica sede da cui erano stati sgomberati lo scorso 21 agosto”. Più o meno.
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Dopo lo sgombero, il Comune aveva pubblicato un bando per assegnare alcuni spazi di sua proprietà nella zona di Porto di Mare, tra cui un edificio in via San Dionigi. A marzo l’associazione Mamme Antifasciste del Leoncavallo aveva già manifestato interesse, ma il sopralluogo ha fatto emergere un piccolo dettaglio: servirebbero circa 3 milioni di euro per sistemare lo stabile. Troppi, anche per uno dei centri sociali più storici e conosciuti d’Italia.
Non a caso, gli attivisti hanno giudicato quella di Porto di Mare una “non alternativa valida” rispetto alla storica via Watteau, che resta l’obiettivo numero uno. «Se fosse possibile, potrebbe essere anche la soluzione ideale», ammette Sala, pur precisando di non sapere se sia partito un dialogo formale con i proprietari dell’area, la famiglia Cabassi.
Mercoledì, durante un’assemblea pubblica, dovrebbero arrivare aggiornamenti e — forse — qualche passo avanti concreto. In quella sede verranno anche nominati “ambasciatori e ambasciatrici” con il compito di esplorare tutte le strade possibili per dare un futuro al Leoncavallo: dai contatti con la proprietà agli altri spazi autogestiti, fino alle istituzioni cittadine e nazionali.
Nel frattempo, la presidente delle Mamme Antifasciste del Leoncavallo, Marina Boer, lascia la porta socchiusa anche alla partecipazione al bando comunale: «Tutte le opzioni restano aperte». Insomma, il ritorno in via Watteau resta il sogno, ma non si esclude un piano B — anche se ancora tutto da costruire.
Sala: «Il Pgt non si rifarà in questo mandato»
Sul fronte urbanistico, Sala ha anche confermato che il Comune non ha più «l’ambizione di rifare il Piano di Governo del Territorio (Pgt)» entro la fine del mandato. Troppo complesso, troppo poco tempo per chiudere tutto prima del 2027. L’idea, quindi, è quella di procedere solo con varianti mirate, soprattutto per affrontare alcune “questioni calde” come quella della casa.
E proprio sull’emergenza abitativa, Sala ha voluto spegnere sul nascere le polemiche sul Piano Casa: «Non sono preoccupato per la partenza lenta. Entro la fine dell’anno potremo parlare comunque di 400 case in più». Vedremo…