Nel 2026 il Bonus mamme lavoratrici non solo resta, ma diventa più ricco. Dai, bene. Il governo ha infatti confermato e annunciato un potenziamento della misura nel nuovo Documento programmatico di finanza pubblica approvato a inizio ottobre. L’obiettivo? Continuare a sostenere chi lavora, cresce figli e — magari — cerca di sopravvivere alla giungla della conciliazione famiglia-lavoro.
Cosa prevede il bonus
L’integrazione al reddito, pensata per le donne con almeno due figli, oggi vale 40 euro per ogni mese lavorato (o frazione di mese). La novità è che l’incentivo sarà confermato e potenziato nel 2026, con l’idea di dare una mano concreta alle mamme che lavorano e, allo stesso tempo, contrastare il famoso “inverno demografico” che ormai non risparmia nessuno. Oddio raga, si spera almeno.
l bonus madri lavoratrici nel 2025 vale 480 euro netti, che arrivano belli belli in un solo pagamento previsto a dicembre per chi fa domanda. L’anno prossimo potrebbe però salire fino a 60 euro al mese, quindi parliamo di 720 euro in tutto. Giusto? Troppo poco?
Il bonus spetta alle lavoratrici con un reddito annuo fino a 40mila euro e viene pagato in un’unica soluzione a fine anno. Possono richiederlo dipendenti (sia a tempo determinato che indeterminato), autonome e libere professioniste, mentre restano escluse le lavoratrici domestiche.
Per le madri con tre o più figli, la soglia anagrafica sale: il bonus continuerà ad essere erogato fino al compimento del diciottesimo anno del figlio più piccolo. E non finisce qui. Le mamme con almeno tre figli e un contratto a tempo indeterminato continueranno a beneficiare dell’esonero contributivo fino a 3.000 euro l’anno, valido per tutto il 2026.
Come fare domanda
Niente file, niente moduli cartacei: tutto si fa online sul sito INPS, accedendo con Spid, Cie o Cns. Il contributo non concorre alla formazione del reddito, quindi è esente da tasse e contributi. Tradotto: quello che arriva, resta in tasca.
Le risorse in campo
Il bonus mamme è stato introdotto con la Legge di bilancio 2025, partendo da 300 milioni di euro, a cui se ne sono aggiunti altri 180 milioni a giugno, per un totale di 480 milioni. Nel 2026 la spesa potrebbe superare il mezzo miliardo, segno che lo Stato vuole spingere ancora di più sull’occupazione femminile e sul sostegno alla natalità.
Il contesto: l’inverno demografico
Dietro ai numeri del bonus c’è una questione più grande: la crisi delle nascite. In Italia — come nel resto d’Europa — si fanno sempre meno figli. Secondo l’ultimo rapporto Ocse “Education at a glance 2025”, tra il 2013 e il 2023 il numero di bambini tra 0 e 4 anni è calato del 25%, e le stime dicono che entro il 2033 scenderà di un altro 3%.
In questo scenario, il bonus serve a dare una boccata d’ossigeno alle famiglie, ma anche a rendere il lavoro delle donne più sostenibile.
Altri aiuti in arrivo
Il governo sta preparando anche altre misure per il 2026. Oltre al Piano Casa per le giovani coppie, si parla di nuove estensioni del congedo parentale (oggi retribuito all’80% per tre mesi) e di incentivi per chi vuole mettere su famiglia.
Nel frattempo restano attivi anche altri sostegni utili:
- Bonus nuovi nati 2025: un contributo da 1.000 euro una tantum per chi ha avuto o adottato un figlio nel corso dell’anno, con ISEE minorenni sotto i 40mila euro;
- Assegno unico universale: un aiuto mensile per ogni figlio dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni (senza limiti per i figli con disabilità).
Le parole del Ministero
Come ha ricordato la viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci, “l’integrazione economica del sostegno alle madri lavoratrici si inserisce in un pacchetto più ampio di interventi per la famiglia e la natalità”. Tra questi: i fringe benefit fino a 2mila euro per chi ha figli a carico, l’aumento dei mesi di congedo parentale retribuito e il Fondo Dote per la Famiglia da 30 milioni di euro, pensato per coprire le spese extra di attività sportive e ricreative dei figli.