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Bella l’idea di Jaden Smith di un ristorante in cui paga solo chi può

Il figlio di Will ha trasformato il suo foodtruck benefico in un ristorante "paga se puoi". Succede anche in Italia?
24 Novembre 2025

Cominciamo dalla fine. Ci siamo talmente Imbruttiti da non credere che sia possibile e giusto essere generosi. Lo dice chiaro e tondo la quantità di commenti acidi che ha ricevuto l’iniziativa di Jaden Smith (figlio di “cotanto” padre Will e di mamma Jada Pinkett) quando si è saputo che ha aperto un ristorante “pay-what-you-can” a Los Angeles. Come funziona? molto easy: chi non può permettersi il pasto è accolto e servito come chiunque altro, mentre chi può paga il proprio piatto e contribuisce a coprire anche quello di qualcun altro.

Come funziona “I love you”

La storia inizia nel 2019, quando Jaden, allora poco più che ventenne, lancia un food truck vegano con un nome programmatico: “I Love You”. L’idea è portare pasti sani e completamente vegetali alle persone che vivono a Skid Row, uno dei quartieri con la più alta concentrazione di senzatetto di tutti gli Stati Uniti. Il furgone distribuisce gratuitamente cibo preparato con ingredienti freschi e di qualità: da subito l’iniziativa attira l’attenzione non solo per la fama del suo fondatore, ma soprattutto per l’approccio non assistenziale.

Negli anni successivi il progetto cresce, si consolida e diventa un ristorante fisso. Jaden continua a promuovere lo stesso principio: chi si trova in difficoltà entra, si siede e mangia gratuitamente; chi invece può permetterselo non solo paga il proprio pasto, ma dà un contributo aggiuntivo. La cucina rimane vegana e l’acqua servita è la stessa del marchio ecosostenibile “Just Water”, che Jaden ha co-fondato e che utilizza materiali riciclabili e a basso impatto. Insomma, tutto dannatamente buono.

L’idea va oltre il classico concetto di “fare la carità”. Il ristorante vuole essere un luogo in cui le persone che vivono ai margini non si sentano povere da assistere, ma ospiti con pari dignità. Una goccia di normalità in una vita tendenzialmente grama.

Jon Bon Jovi aveva fatto pure meglio

In America, l’esempio più vicino all’iniziativa di Jaden è quello del rocker Jon Bon Jovi, che insieme alla moglie Dorothea ha fondato la Soul Kitchen: una serie di ristoranti senza prezzi indicati, ma con donazioni suggerite. Chi non può pagare il pasto può contribuire in altro modo: ad esempio prestando servizio in cucina, in sala o nelle altre attività di gestione. Insomma, non è che sei senza soldi vuol dire che per forza non hai voglia di far niente. Anzi, magari cerchi proprio l’occasione per toglierti di dosso gli occhi della compassione.

Nel tempo Soul Kitchen è diventata una vera e propria infrastruttura sociale. Oltre a servire pasti, svolge attività di sostegno, orientamento, ascolto e – attraverso il volontariato – concreta partecipazione. Insomma, oltre a riempire la pancia, prova a riempire anche l’anima di chi per mille motivi si è ritrovato con il sedere per terra. E raga, è un attimo finirci, sta succedendo anche qui a Milano.

E in Italia?

In Italia al momento ancora niente ristoranti pay what you can, però vale la pena ricordare la campagna “Ristoranti Contro la Fame”, promossa da Azione contro la Fame: ogni anno, tra ottobre e dicembre, trattorie, pizzerie, osterie e perfino ristoranti stellati propongono piatti o menù speciali dedicati alla raccolta fondi. Il cliente che sceglie quel piatto contribuisce direttamente a finanziare programmi contro la malnutrizione infantile, in Italia e all’estero. È una solidarietà diffusa, che trasforma un gesto quotidiano – ordinare un piatto – in un aiuto concreto.

Poi c’è il delivery solidale, con l’iniziativa “Piatto Sospeso” di Just Eat, ispirata al caffè sospeso napoletano: i clienti del servizio di consegne possono aggiungere al proprio ordine un piatto che non verrà consegnato a loro, ma a persone in difficoltà segnalate da Caritas e altre associazioni. Milano, Roma, Torino e Napoli sono state tra le città più coinvolte. Just Eat, inoltre, raddoppia automaticamente ogni donazione acquistata dagli utenti.

Esistono anche versioni locali del piatto sospeso, come quelle nate a Ravenna o a San Donà di Piave, dove ristoranti e associazioni collaborano per offrire pasti pagati dai cittadini a famiglie in difficoltà. Non è proprio come portare le persone al ristorante, ma ci stiamo avvicinando…

I soliti leoni da tastiera

Ora, farsi un giro fra i commenti a queste iniziative si capisce perché siamo destinati all’estinzione e forse qualche meteorite in più ci avrebbe salvato da tanta zabetteria. Al povero Jaden hanno scritto ovviamente subito che è facile farsi belli coi soldi del papà famoso… e va beh, poteva anche scegliere di sputtanarseli come fanno tanti altri richies e invece ha pensato di guardare anche oltre il suo ombelico (per non dire proprio buco del…).

Altri scrivono che offrire pasti gratuiti incentiva l’apatia e promuove il “fancazzismo”. Ora, a parte che lasciare le persone con la pancia vuota non incentiva certo il dinamismo e le performance olimpiche, ma soprattutto – lo abbiamo visto tante volte – a cascare ci vuole niente e a rialzarsi è una bella fatica. Così, tanto per snocciolare un po’ di numeri, è di questi giorni il rapporto della Caritas secondo cui la povertà assoluta in Italia è aumentata negli ultimi dieci anni del 43,3%. Occhio.

Qualche sindaco americano infine ha detto che queste iniziative “attirano persone pericolose” nei quartieri dove sorgono. Mah, va beh, che cosa rispondiamo a fare a gente che ha creduto a uno slogan come MAGA?! Ricordate: Imbruttiti con gli Imbruttiti, gentili con chi ha pescato dal mazzo la carta sbagliata. Non sai mai dove rimbalza il padùlo.

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