La prossima visita fiscale per richiedere un certificato di malattia potrebbe iniziare con un “Mi sente?! Io la sento!” “Mi vede?! Io non la vedo!”, come accadde con le prime videocall del Covid. Dal 18 dicembre, infatti, entra in vigore il disegno di legge sulle semplificazioni che apre ufficialmente alla possibilità di rilasciare certificati di malattia anche a distanza. Niente più attese tra vecchietti catarrosi e donne gravide: la rivoluzione è in arrivo, come racconta Il Sole 24 Ore, e promette di alleggerire la burocrazia, ma certo fa già sorridere (o preoccupare) per come noi Italiani la useremo nella pratica.
Vai coi dettagli
Oggi, per giustificare l’assenza dal lavoro, il medico deve visitare il paziente di persona, nello studio o a domicilio. Con la nuova norma, invece, la certificazione ottenuta via telemedicina viene equiparata a quella tradizionale. Stesso valore legale, stesso peso, stesso invio all’Inps. Cambia solo il mezzo: dallo stetoscopio alla webcam. Non subito, però. Come precisa la Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), servirà prima un accordo in Conferenza Stato-Regioni che stabilisca quando e come si potrà ricorrere alla telecertificazione. La legge non fissa scadenze e, fino a quel momento, tutto resta com’è. Quindi niente, stavamo scherzando: la rivoluzione è in arrivo coi tempi della burocrazia. Rimettetevi in fila fra i vecchietti catarrosi.
Nel frattempo i numeri raccontano perché la misura era attesa. Secondo l’Osservatorio statistico Inps sul Polo unico di tutela della malattia, nei primi sei mesi del 2025 sono stati trasmessi 16,5 milioni di certificati di malattia, il 75,9% provenienti dal settore privato, con un aumento del 5% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le visite fiscali, invece, non tengono il passo: nel primo trimestre del 2025 ne sono state effettuate circa 223 mila, il 3% in meno rispetto all’anno precedente. Nel privato il calo arriva all’11,4%, mentre nel pubblico si registra una crescita del 7,9%. I numeri danno già l’idea di quanto sarà divertente mettere in equilibrio semplificazione e vigilanza, soprattutto quando il medico non è più nella stessa stanza del paziente.
La Fimmg (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) assicura che le tutele contro i certificati falsi restano invariate, così come le sanzioni per medici e lavoratori scorretti. Se ce l’abbiamo fatta durante la pandemia, dicono, perché non dovremmo farcela in condizioni “normali”? Il precedente in effetti fa scuola, anche se nessuno ignora che tra un tampone positivo e un improvviso “mal di schiena da call” il confine può essere davvero sottile, almeno in video.
Che si fa con i pazienti cronici
L’altra grande novità del ddl semplificazioni riguarda i pazienti cronici. L’articolo 62 consente ai medici di famiglia di prescrivere farmaci con ricette valide fino a dodici mesi. Addio, almeno nelle intenzioni, al pellegrinaggio mensile per rinnovare terapie che non cambiano. Anche qui, però, servirà un passaggio attuativo: entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, quindi a partire dal 18 dicembre, un decreto del ministro della Salute insieme al ministro dell’Economia, dovrà definire modalità e limiti, assicurando che non ci siano nuovi costi.
A regime, spiega ancora il Sole 24 Ore, il medico indicherà nella ricetta ripetibile la posologia e il numero di confezioni dispensabili nell’arco massimo di dodici mesi. Resterà comunque la possibilità di sospendere la ripetibilità o modificare la terapia in qualsiasi momento, se lo richiedono le condizioni cliniche o problemi di aderenza del paziente.
Tutto questo per dire che sotto l’albero di Natale dovremmo trovare – in teoria – meno code negli studi medici e più click sullo schermo. Un’operazione di snellimento che anticipa le diete di gennaio e promette di far risparmiare tempo a tutti. Certo, sperando che la telecamera non diventi il nuovo certificatore di influenze strategiche. La legge apre la porta, ora tocca alle Regioni e ai decreti attuativi fare in modo che non tentino di passarci tutti.









