Siamo alla frutta, o forse oltre.
Milano sarà pure la città più smart e Imbruttita d’Italia, ma i mezzi per arrivarci sono fermi a decenni fa. E non è mica un modo di dire: quasi la metà della flotta di Trenord è composta infatti da treni che hanno più di 35 anni. Cioè, quando San Siro aveva ancora solo due anelli, o quando i paninari si facevano le giornate davanti a Burghy, questi treni già giravano… e ancora oggi sono gli stessi che portano avanti e indietro la gente che deve fatturare.
Peccato che ormai non viaggino più bene come un tempo, dato che in media a giugno ci sono state 82 soppressioni al giorno (in alcune giornate si è superato anche quota 100). E il Coordinamento dei pendolari lombardi, in una lettera indirizzata a Regione e Trenord, fa capire il livello di presamale: «Un tasso di soppressioni record, mai viste così tante nella storia di Trenord. Se non in un caso, quando cinque anni fa il sistema collassò (con una media di 470 cancellazioni al giorno per una settimana, ndr.). Desideriamo esprimere chiaramente il nostro sconcerto rispetto a una gestione del servizio pessima e chiedere chiarimenti rispetto alle notizie trapelate in questi giorni tra i viaggiatori e il personale dell’eventualità di una chiusura programmata di intere linee voluta dall’azienda per l’incapacità di far fronte alla situazione di caldo – scrivono i rappresentanti della rete di viaggiatori – Ci chiediamo se sia veramente l’afa il problema di un’azienda che opera in Lombardia (le cui estati sono note ai più essere torride) o forse più un affanno, dovuto a una continua rincorsa di problemi mai risolti».
Si, perché Trenord ha un evidente problema con il caldo estivo: se i mezzi più vecchi nemmeno hanno l’aria condizionata, ma almeno puoi tirare giù il finestrino, i convogli che hanno circa 35 anni oltre i 34 gradi vanno in tilt manco fossero un flipper, e – appena succede – non resta che sopprimerli. Le tratte più colpite dalle cancellazioni lo scorso mese sono state la Milano-Pavia, la Brescia-Bergamo e la linea del Cremonese.
Anche il governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni, è preoccupato per la situazione, e ha chiesto risposte a Trenord, che la soluzione ce l’avrebbe anche semplice… fuori il cash per i nuovi treni. 160 sono i convogli, infatti, da rinnovare, per sostituire i mezzi più datati che resteranno in esercizio anche quando sarà terminato il piano di investimenti di 76 treni, che finirà con il 2018. E il Comitato, in supersbatti, chiede alla Regione «che si faccia garante del rispetto del Contratto di servizio da parte dell’azienda che ha firmato a fronte di 450 milioni di denaro pubblico che ogni anno i cittadini impegnano per ottenere risultati sul servizio non paragonabili all’investimento fatto».
Ok, ma mentre (si spera) arriveranno i nuovi treni, ai ritardi in office e alle pezzate selvagge in treno chi ci pensa??
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