«Chi mangia da solo digerisce malissimo»: mai sfidare un detto popolare! Apre a Bologna per la gioia di coronarie, grandi e piccini, Fabbrica Italiana Contadina (FICO) un parco agroalimentare, una Disneyland del cibo che, al posto delle principesse infiocchettate, offre seducenti materie prime, dal caffè all’ammazza caffè.
Dalla A di Apperò alla Z di Zero, quello che rimane in tasca a fine tour gastronomico.
«Un esperimento che unisce tradizione e innovazione: raccontare al mondo, attraverso la presentazione del cibo di alta qualità e le competenze degli addetti delle filiere agroalimentari, l’eccellenza enogastronomica del Paese e la differenziata biodiversità che caratterizza i nostri territori è apprezzabile» così ha esordito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante l’inaugurazione tenutasi il 15 novembre.
Una scommessa, una sfida da 140milioni di euro. Il progetto è di portare, più che acqua, 6 milioni di persone l’anno, a questo mulino. Visto il record di 100mila visitatori raggiunti solo nei primi 5 giorni dall’apertura, FICO sembra avere tutte le carte in regola per non deludere investitori privati e pubblici (Eataly World, Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno) e aspettative. Sperem!
Ma in sintesi, di cosa si tratta? Uno spazio di 100mila metri quadrati destinati al cibo, in cui potete trovare: 40 fabbriche, 4o punti di ristoro, 9 mercati, un teatro, un centro congressi, 3000 posti di lavoro, un albergo da 300 posti letto work in progress. Concludono e completano l’opera, 2 ettari di campi e stalle (+ 200 animali), vigna, tartufaia e pure un agrumeto. Un’insalata mix, dall’azienda al prodotto finito.
Sei giostre – così sono chiamati gli space adibiti alla cultura – approfondiscono i grandi temi della nutrizione, perché l’uno non può esistere senza l’altro nel 2017. Dall’app che misura la crescita delle piantine, ai corsi e convegni tenuti da 4 università, ai film a tema girati da giovani registi selezionati che lampeggiano dagli schermi.
Tra un panzerotto e una focaccia ligure però ci sarà la possibilità di muoversi via bike sharing, sentendosi meno in colpa. Condiscono il quadretto lipidico i cesti alla Primark con cui fare shopping. Un po’ Expo wannabe, un po’ lunapark 7 stelle superior dell’Idroscalo.
Questo perché le critiche, tempo zero, non sono mancate. Oscar Farinetti mette subito tutti al proprio posto: «Fico è partito fortissimo. È un’auto a 300 all’ora, dobbiamo imparare a guidarla». Il fondatore di Eataly chiede a tutti di mettersi in modalità aereo e aspettare che ingrani la marcia giusta. Qualche inghippo è lecito, suvvia!
Poi c’è chi, dalle pagine del The Guardian, punta il dito: «entrare qui significa entrare in quello che può essere descritto come un megamarket in stile americano, Wholefoods (supermercati bio americani – nda) pompato di steroidi».
Ma state calmi che in UK mangiate il riso con il ketchup.
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