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Lifestyle
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Ci sono solo due cose che possono andare male a San Valentino e sicuramente lo faranno: una è la cena, l’altra è… tutto il resto.

E l’Imbruttito lo sa. Perché San Valentino è la festa degli innamorati, sì, ma se i due in questione decidono di fare qualcosa insieme, con loro uscirà pure la sfiga.

Non ci credete? Ecco qui il tipico piano dell’Imbruttito che vuole portare il suo partner a festeggiare San Valentino.

Aperitivino carino in posto caratteristico. Bollicine, olivine, patatine. Poi un ristorantino, la macchina parcheggiata poco lontano, un pescetto, magari poi dolce diviso in due, con dentro un regalino, perchè no. Il massimo della condivisione diabetica dell’innamorato.

 

Si torna a casa e poi a letto. E da qui in poi sono fatti vostri.

Ma invece ecco cosa succede.

L’aperitivo.

I posti carini sono affollati come la scarpa stretta di uno che ha sei dita.

E visto che a febbraio fuori fa freddo ma dentro si muore di caldo, anche l’odore è quello lì. Chiedi un prosecco e ti danno del Tavernello bianco mischiato con l’acqua frizzante-frizzante per dire le bolle. Fai per prendere un’oliva e vedi che c’è uno che, nell’acqua, praticamente ci si lava le mani. Allora passi alle patatine e vedi l’hipster di turno che ne mette in bocca tre alla volta e poi ride come un fringuello che guarda la luna. Le briciole, in parabola perfetta, metà restano nella barba, metà tornano nel cestino da cui sono arrivate.

E tu pensi che è vero che gli uomini discendono dalle scimmie, ma alcuni di loro non si sono evoluti in uomini, ma in Giargiana.

Vorresti ucciderli tutti, ma alla fine la tua dolce metà ti salva: dai, andiamo al ristorante. Paghi tantissimo due bicchieri che non avete bevuto e, a peggiorare le cose, c’è una mano che ti si poggia sulla spalla: «Compri una rosa, amico? 5 euro!»

 

Il parcheggio.

Arrivi al ristorante per tempo, ma giri due ore per trovare un buco.

Per fortuna, il parcheggio a pagamento è sempre lì, disponibile e accogliente come una mamma la mattina di Natale. Ma invece è più pieno lui che internet di porno. La prenderesti con la sportività di Eva Henger sull’Isola, ma visto che è San Valentino decidi di stare buono e ti avventuri in cerca di un parcheggio. Ci vogliono due ore, ma finalmente un posto lo trovi. In un cespuglio.

Comunque va bene, lo fai. Non sei ancora sceso dall’auto, però, che una mano s’infila nello spazio tra te e il parabrezza: «Compri una rosa, amico? 5 euro!»

 

Il ristorante.

L’hai prenotato, ma sei in ritardo per via del parcheggio. Il tuo tavolo l’han dato via, ma il cameriere ha pietà e ti trova un altro posticino. Tra la porta del bagno e quella della cucina. Ogni volta che esce una portata o uno va a far pipì, la porta ti sbatte in faccia.

Il menù

Provi a chiedere la specialità del cuoco ma lui per la serata ha deciso di fare un menù San Valentino per le coppie. Tu ti chiedi se sei finito alla mensa aziendale (dove però almeno una scelta in più te la danno) ma la tua dolce metà ti sorride. Dai, non facciamoci rovinare la festa.

Per farla breve: mangi così male che scopri una nuova definizione di schifo, e quando arriva il conto è così salato che ti chiedi se stai pagando solo per voi due o per tutto il pubblico. Ma almeno il dolce è offerto dal ristorante.

Tu pensi che sarebbe stato carino metterci dentro un regalino per la tua dolce metà, ma l’unica sorpresa che c’è dentro è per il tuo dentista. Il cuore del tiramisù è congelato, tu ci rimetti un molare e esplori le profondità dell’odio.

 

Ritorno (o fuga?) a casa

Finalmente esci da quel posto pieno come l’Esselunga di sabato pomeriggio, e cerchi la macchina. Trovi tutto: il cespuglio, il chiaro segnale della sua presenza, ma della macchina niente. E alla fine, mentre ti guardi attorno elencando tutte le imprecazioni che ti vengono in mente, vedi l’indiano con le rose che ti sorride. È l’unico che sa se ti han ciulato la vettura o se l’hanno portata via i vigili. Lui capisce la situazione, ti guarda e ti sorride: «Compri una rosa, amico…»

Tu annuisci, tiri fuori 5 euro per comprare l’informazione e glieli passi.

Lui, perfettamente integrato nello spirito italico, ti guarda e conclude la sua frase: «…15 euro!». Paghi, zitto, chi se ne frega: l’auto non te l’hanno rubata. Meno male.

Alla fine, dopo aver pagato multa e carroattrezzi, alle 4 del mattino, arrivi a casa.

È andato tutto malissimo, ma alla fine un po’ sei comunque felice, perché capisci il motivo per cui hai affrontato tutto questo: l’espressione fisica dell’amore.

 

Ma  non fai in tempo neppure ad appoggiare lo spumante sul comodino che suona il telefono.
È tua madre. Non rispondi, figuriamoci. Ma lei richiama. Una, due, 100 volte. E allora ti chiedi se non sia successo qualcosa… Rispondi e lei ti dice che su Rai Uno fanno uno speciale sulle storie d’amore tratto da un libro di Bruno Vespa. «Guardalo!»

Riattacchi, torni in camera e la tua dolce metà ormai si è addormentata. Come fai a dire che ha torto? Non puoi.

E, a quel punto, finalmente ti senti come una farfalla. Leggero?

No. Vorresti crepare oggi stesso.

Però, da Imbruttito, puoi fare solo una considerazione che ti risolleva il morale. Ora che hai vissuto San Valentino, il giorno in cui bisogna pagare le tasse non è il momento più brutto dell’anno.

 

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