Le uni di Milano sono al TOP nel mondo, e stanno tutte crescendo nel ranking. Tutte tranne una: la Bicocca, che è in presa male. Ma ci arriviamo.
Partiamo dalle big news: il Politecnico e la Bocconi si confermano le prime università di Milano e tra le prime nel mondo, secondo quanto riportato nella nuova graduatoria per facoltà (World university rankings by subject) realizzata da Qs — Quacquarelli Symonds, una delle più importanti agenzie specializzate in educazione.
Sono stati presi in analisi 4.522 atenei in 75 nazioni, e classificati in base a capacità di fare ricerca, reputazione dei docenti e valutazione dei laureati. Spicca di brutto la facoltà di Design del Poli, che è oggi la quarta nel mondo (era settima un anno fa); ottimi risultati anche per la facoltà di Architettura, nona (era quattordicesima) e di Ingegneria, diciassettesima (era ventiquattresima nel 2017).
Niente male quindi. E d’altronde questi risultati si confermano quando i laureati lasciano il Poli per entrare in fatturalandia: il tasso di occupazione a un anno dalla laurea è infatti del 92,9%. «Merito di una politica che viene da lontano e guarda lontano — ha dichiarato al Corriere della Sera il Rettore Ferruccio Resta — e di programmi di formazione che interpretano il cambiamento mantenendo solide basi scientifiche, laboratori di ricerca all’avanguardia e campus all’altezza degli standard internazionali. Puntiamo su alleanze con le principali imprese e su programmi internazionali con prestigiose università del mondo».
Anche i bocconiani possono alzare al cielo le loro VISA gold in segno di gioia: la Bocconi sale di un gradino rispetto allo scorso anno nell’area Business e management ed entra nella top ten (decimo posto), guadagna il ventesimo posto in Contabilità e finanza (quattro posizioni in crescita), passa dalla diciassettesima all’undicesima posizione in Scienze sociali e management e, inoltre, si conferma sedicesima in Economia ed Econometria.
Bene in classifica anche l’Università Statale, in particolare in medicina (prima in Italia e settantanovesima al mondo), in Scienze politiche e Psicologia (cinquanta posizioni recuperate), in Farmacologia (quarantaseiesima) e Veterinaria (quarantanovesima). E molto bene anche la Cattolica, dato che in arti e umanistica guadagna 32 posizioni e si prende il 137esimo posto, mentre in Psicologia e sociologia cinquanta. E debutta tra le prime 100 in Teologia e studi religiosi.
E la Bicocca? Non ha guadagnato posizioni, anzi, in certi casi (in Scienze naturali e Medicina, in particolare) è pure retrocessa. E non perché l’università non funzioni, ma bensì perché, essendo in presammale paura, non ha impegnato personale per fornire dati aggiornati a chi stava creando la classifica che, secondo i vertici dell’Uni Bicocca, sarebbe viziata, in quanto si tratterebbe di «un servizio commerciale che premia atenei privati americani, dell’estremo oriente e dei Paesi arabi – ha spiegato sempre al Corriere il Prorettore Vicario Paolo Cherubini – che chiedono tasse altissime utilizzate per assumere premi Nobel e attrarre studenti abbienti. Impensabile in Italia dove non si può investire più del 20% delle tasse in reclutamento. Giochiamo una lega a parte».
Comunque una crescita mica male delle nostre uni, che risultano sempre più competitive. E chissà se studentesse e studenti non vorranno rilanciare la fondamentale e strutturante gara di #escile già vista negli scorsi anni, per aggiornare anche quella di classifica.
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