Due cose uniscono l’Italia: C’è posta per te e la domenica a pranzo dalla nonna.
O meglio: la dumenica sem a ca’ dalla nonna a mangià. E non c’è differenza di provenienza, linee di pensiero nordiste o sudiste; anche a MilanoMilano, le nonne partono a cucinare il venerdì. Dal venerdì de Carlo Codega, ecco. E cascasse il mondo, o si muovesse la Pangea o arrivasse la M2 in ritardo di 7 minuti e 32 secondi, la domenica bisogna andare dalla nonna che, non vedendoti dalla domenica precedente, è solita asserire con l’ira del pelide Achille: «Pari ‘n gatt che l’ha mangià i lüsert».
E allora risolviamo subito:
Antipastino
Insaccati. Di qualsiasi tipo: prosciutto, mortadella cotta, salame cotto rigorosamente di Milano per il principio «per el stomegh d’on bon milanes ghe va robba del noster paes», mortadella cotta, lingua di mucca cotta; viene pure da chiedersi se sia possibile sedersi sulla sedia che c’è il rischio venga insaccata e cotta pure quella, tagliatta a fetta e: «Dài belìn de nona, mangia tus cos »
Primo
La pulenta e lach o col brasàa. Due sono le opzioni, indipendentemente dal periodo. Fa freddo? Pulenta. Quarantadue gradi all’ombra con rischio di liquefazione della Madoninna del Duomo? Pulenta. Tosse, raffreddore, febbre e rischio di aneurisma? Flebo di pulenta. Ma, per le occasioni speciali, a volte spunta il risutin co a luganiga o con gli oss buss se il macellaio glieli mette da parte. E gli ossi buchi, per una nonna di Milano, valgono più di una parure Cartier.
Secondo
Lèss co la mustarda o la cutuletta a la milanès. Lèss de galina, in particolare. Nonostante abbia la consistenza del pongo e un colore che manco il cemento a presa rapida, la nonna te lo presenta come un piatto di Bastanich direttamente arrivato da Los Angeles. Perché il lèss fa bene alle ossa, ti fa crescere bene: indipendentemente dal fatto che la nonna possa tagliarsi una mano accidentalmente e comunque fartela lessa, il lèss è inteso necessario quanto per Kim Kardashian lo sono il silicone e il contouring; soprattutto perché «In la padella l’e’ bon anca on sciatt». Ricerche di mercato, comunque, hanno appurato che dieci anni di lèss delle nonne milanesi abbiano incrementato il mercato Amadori del 14mila%.
Dolce
Fettozza grossa quanto la coppa di reggiseno della Cipriani de la pàpina o del pan de mej. Stessa consistenza del cibo masticato e vomitato dai pinguini ai figli, la nonna lo presenta sempre su un piattino di ceramica bianco come fosse un’opera di Duchamp.
Dopo aver ingerito il fabbisogno energetico della Provincia di Milano, Varese, Monza e Lecco, perché «Piuttost che robbaa vanza, creppa panza» si va quasi sempre via col pericolo che i genitori finiscano in carcere a Bollate per guida in stato di ebbrezza. Perché a Milano non si beve mica l’acqua mentre si mangia. «L’acqua la fà marscì i fondament, cont el vin se cascia via la bolgira», diceva sempre la nonna.
Ed ecco spiegato il nostro amore incondizionato verso l’alcolismo.
Articolo scritto da Andrea Perticaroli
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